Regia di Dario Argento vedi scheda film
Eppur si muove. Dopo il disastro di Giallo, film indegno persino delle più sciagurate produzioni filippine del compianto Bruno Mattei, anche il fan più sfegatato di Dario Argento non poteva far altro che gettare la spugna. Per cui la notizia di un Dracula stereoscopico interpretato da Thomas Kretschmann e Rutger Hauer non poteva non evocare scenari disastrosi. E invece no. Con un minimo di obiettività, non può non riconoscere che in questo Dracula c’è del buono. Argento sceglie un approccio, come dire?, vecchia scuola rispetto alle mode vampiresche del momento che vogliono i succhiasangue anemici ed emo come in Twilight o gay e pansessuali come in True Blood. Come ai tempi di Riccardo Freda o Renato Polselli, Argento realizza un film ottocentesco. Vittoriano. Si ricorda della Hammer, ovviamente, e firma un film avvolto in un’ambientazione elegante e realistica, gioca con la profondità di campo, e si diverte a inondare di sangue le scene più crude. Il suo Dracula polimorfo è un mutante che assume anche le forme più impensate (con punte di puro delirio visivo…). Qualche spruzzata di sesso e i soliti attori inetti. Insomma, se non è un Argento vintage poco ci manca o quasi. I detrattori chiosano divertiti che sia come un film di Salieri senza il porno. Gli argentiani, invece, pattuglia cinefila sempre più sparuta, si accontentano e continuano a sognare un risveglio (definitivo) del maestro. Come Renfield, che in carcere si nutre di mosche ululando alle ombre.
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