Regia di Dario Argento vedi scheda film
La sciattezza cinefila dell'Argento più recente trova qui la sua forma più eloquente. Dracula 3D è una ridicola riproposizione della storia di Nosferatu, priva di suspense, di inquietudine, ricca di tedio e di una noia che neanche le scene più splatter riescono a diminuire, all'insegna di uno stile patinato e kitsch che raggiunge vette di luridume nelle sequenze digitali pesantemente mal fatte. I sottotesti erotici del sottogenere vampiresco giustificherebbero le manie sessuofobe di un Argento pruriginoso e guardone, che però non riesce a inserire neanche un briciolo di sensualità nell'invadente stucchevole dei suoi quadri erotici; la vecchiaia della trama, che riuscirebbe comunque ad essere interessante nelle mani di molti altri, giustificherebbe scenari pseudo-raffinati che sembrano un miscuglio involontario di naif, espressionismi fuori tempo massimo e scenari teatrali di bassissima lega. Le luci filtrano attraverso finestre e buchi come diffratte, producendo i propri spettri che non fanno altro che aumentare il senso di circo impazzito, ma tale varietà cromatica, totalmente fine a sé stessa (e che vorrebbe essere associata a un genere gotico che in realtà è sempre stato scuro e buio), non corrisponde a una varietà narrativa, che è soltanto traducibile in un ritmo fiacco e monotono, in cui non solo non riusciamo ad affezionarci ai personaggi, ma in cui neanche le scene violente e "fantasiose" riescono a provocare il ridicolo involontario, perché a venire in mente è solo il tempo che si sta sprecando (ben 106 minuti!). La recitazione è talmente sciatta e improponibile che sembra che da un momento all'altro debba partire una sequenza pornografica, la perversione ostentata da Argento si riscontra solo nella mania di riprendere la figlia spesso nuda e morta bruciata (in una sequenza particolarmente esilarante), e a far paura è solo il pensiero che Rutger Hauer abbia talmente bisogno di soldi da accettare il ruolo di un Van Helsing invecchiato e in cui non si riporrebbero le migliori speranze. A ottenere però la bocciatura assoluta è il finale, che giunge tanto agognato e desiderato e che, dopo aver risollevato anche il personaggio di Dracula dichiarando che tutto è avvenuto per un suo sogno d'amore, lo vede morire in una lunga scena di insulsa sofferenza in cui anche troppo lentamente (e senza un briciolo di catarsi) egli si polverizza, per poi ricrearsi sotto forma di lupo allo scopo di un improbabile cliffhanger. Per il resto è tutto lontano, distante, mancano sia primi piani che possano minimamente avvicinare ai personaggi, sia scene di sangue divertenti, e che quando si avvicinano a qualche bella trovata, si interrompono immediatamente, lasciando monco lo spettatore assetato di intrattenimento sanguinolento. Certo è che si può mettere sangue quanto si vuole, ma non si arriverà mai a una bella scena horror, se immediatamente prima Dracula si è trasformato in una assurda cavalletta gigante che perfora gabbie toraciche. Per fortuna - si arriverebbe a dire - che certo horror italiano, da Shadow a The Butterfly Room (che neanche è tanto riuscito), voglia ispirarsi al basso horror americano, piuttosto che ripetersi stancamente.
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