Regia di Dario Argento vedi scheda film
Il discorso è questo: Dario Argento si è concesso in virtù del suo mito molte licenze di approssimazione. Se noi spettatori gliele concediamo a nostra volta, possiamo certamente goderci il nuovo capolavoro del Master of Horror.
Certo non spaventa, non raccapriccia, però diverte non poco (in senso artistico si intende). Se si fosse trattato di un altro regista avrei detto che con questa pellicola omaggia il cinema di Dario Argento. Stando invece così le cose mi limiterò a dire che si tratta di un film d’autore, un film molto strano, soprattutto nella sua messa in scena.
La fotografia è assolutamente assurda, plastica, artificiosa, al limite del video game. I contrasti di fuochi estremamente accentuati fanno sembrare che tutto sia stato girato in green screen (e molto lo è sicuramente) ed ci sono effetti notte stile anni ’70 come se piovesse.
La trama procede regolarmente (escluso il viaggio e la permanenza di Dracula a Londra), e a causa di questa tutto il film risulterebbe abbastanza noioso (poche sono le scene gore) se non fosse per questa messa in scena cosi anomala, così strana e finta da risultare affascinante in ogni sua inquadratura. Giusto nel finale emergono alcuni aspetti interessanti e originali di certi caratteri secondari (i servi di dracula).
Sebbene ci siano pochi scene d’azione, i combattimenti e gli effetti splatter sono encomiabili, riesumazioni di quello stile che ha reso Argento famoso nel mondo e che tanto ci era mancato negli ultimi dieci anni. Dario ci/si diverte inoltre con parecchi effetti digitali che certo non gli appartengono, ma che riesce a rendere in qualche modo personali grazie al loro uso esagerato (uno su tutti: un suicida che si spara in bocca a rallentatore che ha provocato un applauso d’elogio da parte del pubblico) oppure al loro ricorrere sempre in maniera identica (come ad esempio i primi piani della polverizzazione dei corpi dei vampiri). Il 3D, contro ogni previsione, è stupendo. Merito soprattutto della suddetta fotografia così finta da renderlo particolarmente profondo e affascinante e che contribuisce a sua volta a superare la noia dei lunghi dialoghi (che certo sono superflui al genere vampiresco).
La recitazione è in anglofono canino per tutti gli attori (un mix di nostrani e stranieri), compresa Asia ed escluso Rutger, e scaturisce uno strano ma affascinante senso di perversione dalle scene di nudo che il regista impone alla figlia (perché certo non erano necessarie). Non di meno, quest’ultima, nella parte della candida e illibata Mina, è assolutamente incredibile.
In conclusione sì, mi è piaciuto. Un ottimo film per gli amanti del genere E di Dario (bisogna esserlo di entrambi per apprezzare), da godersi in compagnia e in una sala molto affollata. Sarei salito anche a cinque stelle se non fossero state necessarie tante premesse.
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