Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il mostruoso uomo delle nevi

di undying

4 stelle

Titolo di culto per il contenuto, in parte estraneo al genere e comunque abbozzato con estrema semplicità. Ottima la regia, le scenografie e le recitazioni, ma la lentezza endemica della narrazione indica, di fatto, essere un film da sempre molto sopravvalutato.

Il dottor Rollanson (Peter Cushing), a capo di una ricerca scientifica in Himalaya, fa sosta (in attesa dell'arrivo di un'altra spedizione) in un monastero del Tibet, ospitato dal Dalai Lama. All'arrivo del nuovo gruppo che ha invece finalità speculative puntando a diffondere la notizia del rinvenimento sui media, Rollanson - non curandosi degli ammonimenti del saggio religioso - si inoltra nelle cime della montagna, alla ricerca dello yeti.

"E' robusto, alto circa 10 piedi e 5 pollici e pesa 650 libbre. E' difficile stabilirne l'età (...) Il suo viso non ha niente di scimmiesco, ma anche niente di umano. Sembrava esprimere una certa saggezza. Nello sguardo una luce dolce, pietosa, triste." (Rollanson descrive una delle creature, uccise durante la spedizione)

"Ognuno ha la sua sorte nelle proprie mani, legata alle sue azioni." (Dalai Lama)

Il mostruoso uomo delle nevi: Peter Cushing

Un soggetto appena abbozzato, sviluppato da Nigel Kneale (sodale sceneggiatore del regista), è alla base di una produzione Hammer decisamente sopravvalutata.

Il nome di Val Guest garantisce qualità da un punto di vista tecnico, infatti Il mostruoso uomo delle nevi si distingue per scenografie credibili, realizzate da ottime maestranze che sono riuscite a confondere mirabilmente quelle teatrali con quelle naturali. Anche il cast, in particolare il sempre professionale e ineccepibile Peter Cushing, contribuisce a rendere di certo valore il film.

Il mostruoso uomo delle nevi: scena

L'approccio intimista, con scelta di mai mostrare le creature (eccezion fatta per cinque secondi sul finale), è dato dall'intenzione - alla base dello script - di attribuire alle stesse una saggezza infinitamente superiore a quella umana. Questa rivelazione dovrebbe anche rappresentare la svolta dirompente, finendo invece per azzerare del tutto il già languido ritmo delle riprese. Non siamo insomma di fronte a un mostro strictu sensu, a differenza di quel che il titolo sembra annunciare. O meglio: il mostro è l'essere umano, che ha saputo progredire nello sviluppare strumenti di morte distruttivi (la bomba H).

La morale spicciola, ridotta però ai minimi termini ed esplicitata con dialoghi non proprio memorabili, è quella che ha fatto considerare il film di Guest un prodotto superiore alla media. Perché, a dispetto della cura riposta durante la realizzazione, la visione de Il mostruoso uomo delle nevi si "subisce" con certa apatia, più che viverla con vera e sincera emozione.

Il mostruoso uomo delle nevi: il deludente finale

"Quando ero ragazzo gli anziani dicevano che la mia generazione era la più corrotta che si fosse mai vista. Adesso diciamo che i giovani d'oggi sono peggiori di come eravamo noi. Da decine di secoli si ripetono queste cose. Ma se fosse davvero così il mondo dovrebbe essere ormai popolato soltanto da mostri capaci di qualsiasi delitto. Invece non è vero. I mostri, anzi, continuano ad apparire come esemplari d'una razza estranea e disgustosa." (Vittorio Buttafava)

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