Regia di Mia Hansen-Løve vedi scheda film
All'inizio della visione, mi era venuta voglia di parlare male di questo film, per un tono lento, molto francese, derivativo, sullo stile di Truffaut e Rohmer, e per qualche figura che definirei retorica, come il professore universitario bello e scanzonato, qual è l'architetto norvegese Lorenz, di cui ovviamente Camille s'invaghisce. Ma poi ci si fa prendere dalla tenerezza con la quale la regista sa rievocare, appunto, un amore di gioventù, e un po' ci si appassiona alle vicende di questa ragazza (ma anche del fidanzatino Sullivan) e un po' si ripensa al nostro primo amore o comunque agli amori che hanno avuto qualche analogia con quello narrato dalla Hansen-Løve. E allora si arriva alla fine, insieme alla protagonista (molto brava Lola Creton, credibile a quindici come a venti anni), sull'onda di quel cappellino giovanile che fugge sulla corrente della Loira, accorgendoci anche che gli Autori citati sopra sono stati semplicemente un rispettoso e rispettato punto di riferimento, per un cinema che, tutto sommato, ha una propria dignità.
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