Regia di Genndy Tartakovsky vedi scheda film
Animazione carina e non volgare, certamente ad altezza di bimbo. Il conte Dracula è vedovo e padre di una bella vampiretta adolescente, Mavis, per cui ha costruito il suo grande castello a prova di umani. La ragazza infatti va difesa contro un mondo cattivo di uomini che in passato aveva proprio causato la moglie del celebre vampiro. In mezzo a tante feste con tante creature mostruose (c’è anche zio Frankenstein, la mummia e tante altre notissime creature horror) e con la compagnia di tanti mostriciattoli simpatici, la giovane Mavis, curiosa ed esuberante, vorrebbe però sfuggire alla campana di vetro che il padre iperprotettivo le ha costruito. Vuole vedere il mondo e l’occasione le si presenterà quando al portone del castello bussa il giovane Jonathan.
Storia semplice, visivamente debitrice dei mostri gentili di Tim Burton ma anche – ed è una piacevole sorpresa – di Monster’s & Co a cui rimandano le forme arrotondate e i colori dei mostri più buffi che paurosi e di Ratatouille, omaggiato dalla figura di un cuoco un po’ odioso. Non è male, soprattutto perché la regia del russo Genddy Tartatovksy, pur senza inventare nulla di nuovo, conferisce un bel ritmo all’azione e regala qualche bella trovata e qualche buon personaggio: l’uomo invisibile che gioca al mimo con alcuni colleghi o la ginnastica in piscina di alcune improbabili creature. Il più centrato di tutti è senz’altro il ragazzino protagonista, Jonathan, che, per un rovesciamento dei ruoli che proprio in Monster’s & Co. era centrale, si rivela una figura delicata e positiva, capace di travestirsi da mostro, lontano parente di Frankenstein per combattere il pregiudizio che queste creature hanno – e a ragione – sugli umani. Non manca qualche riferimento adulto (c’è una bella stoccata a Twilight), ma per la maggior parte della vicenda si guarda più ai ragazzini che al mondo degli adulti. E così i temi classici di certa animazione prendono giustamente piede: la diversità, le problematiche dell’adolescenza, la ricerca degli affetti. E, dall’altra parte, l’iperprotettività di un padre ansioso e che fa del male per troppo amore, altro tema cardine di tanta bella animazione. Peccato solo per due aspetti: il doppiaggio mediocre, con Claudio Bisio che doppia Dracula come se fosse Sid ne L’era glaciale e qualche scivolone nell’ovvio: i peti di Frankenstein così come qualche numero musicale un po’ forzato avvicinano in alcuni momenti Hotel Transylvania ai peggior capitoli della serie di Madagascar.
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