Regia di Genndy Tartakovsky vedi scheda film
Si gioca sull’accumulo, ma al contempo lo si fa in maniera abilmente scaltra, si prendono nozioni pratiche da più direzioni, adattandole alla situazione con leggerezza, insomma Genndy Tartakovsky ed il suo ricco team di collaboratori non inventano niente di particolarmente illuminante, però almeno sanno come raggiungere l’obiettivo.
L’Hotel Transylvania è stato costruito dal conte Dracula per far da dimora a tutti i mostri del mondo, ma anche per tenere lontani i pericolosi essere umani.
Ma quando è l’ora della maturità per sua figlia Mavis (118esimo compleanno), il giovane umano Jonathan riesce ad arrivare al resort; Dracula tiene nascosta la sua identità per non spaventare amici e parenti, mentre Mavis vede nel giovane quella novità che le può cambiare la vita.
Un buonissimo contorno per un piatto dal gusto garbato, ma anche un po’ troppo mansueto dietro la facciata casinista per cui è sempre l’occasione giusta per scatenare un’impennata nel ritmo.
Così il fondale è arricchito da un’ampia gamma di mostri (tra i principali, Frankenstein, un lupo mannaro, l’uomo invisibile e la mummia), con tanti personaggi che, per motivi diversi, ne ricordano altri già visti; per esempio, Dracula assomiglia a Gru di “Cattivissimo me” per carattere, ruolo di padre, movenze ed in parte pure fisionomia, mentre il pipistrello dallo sguardo compassionevole non può che far venire in mente il gatto di “Shrek”.
Ed anche il punto di vista secondo il quale sono i mostri ad aver paura degli essere umani non è certo una novità, ma, a parte il fatto che si tratta in ogni caso di spunti congeniali, il film riesce ad essere trascinante, scandito da un umorimo costantemente presente e spesso vincente, con qualche citazione meritevole (ad esempio quella su “Twilight", non chiamato in causa esplicitamente, quando Dracula intravede un film con un vampiro in amore e si dispera, che è da standing ovation).
Poi certo vi è qualche buonismo di troppo (gli umani alla fine sono buonissimi …), i caratteri sono rappresenti in maniera evidentemente bonaria, il finale è chiassoso in modo quasi disturbante, però oltre quanto già detto, colpisce un’animazione piuttosto ricca di contributi, con una tavolozza di colori spremuta più del preventivabile, con forme e dettagli, siano essi statici o di movimento, frutto di un lavoro intelligente e meticoloso.
Apprezzabile (nella sua semplicità espositiva).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta