Tantissimi i temi, tante le chiavi di lettura; per analizzare il film e provare a scrivere qualcosa ci vorrebbero giorni, probabilmente non ne sarei neanche capace. In un mondo in cui il capitalismo è agli sgoccioli, la società partorisce un uomo miliardario e apatico che si mette in macchina per raggiungere il suo barbiere di fiducia (un rito che rappresenta l'ultimo appiglio a una realtà sempre più digitalizzata e alienante, è qui che il protagonista può ricordare la sua famiglia, può ascoltare storie di umili lavoratori a lui così distanti, appartenenti ad un altro universo). Ha tutto ma al tempo stesso non ha niente, il denaro perde completamente significato, è seduto sul retro della sua limousine che digita e controlla andamenti finanziari, il touch screen sembra un prolungamento dei suoi arti. È schiavo di tutto ciò e per questo afflitto da una noia esistenziale. Il tragitto in auto è un itinerario in questo mondo alla deriva, dove i tentativi di ribellione sono patetici e inconcludenti. Nel mentre il protagonista cercherà di trovare qualcosa che lo faccia sentire vivo: ecco allora la ricerca di un sesso sempre più compulsivo, di un abbandono sempre più letale all'alcol, la voglia di essere colpito con un teaser, di comprare cose che non hanno prezzo, procurarsi un danno fisico, l'omicidio. Ci sarebbe molto altro da dire, ma tanto basta.
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