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Cosmopolis

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cosmopolis

di Baliverna
5 stelle

Lo Yuan crolla e uno speculatore di Manhattan perde il senno. Ma il Cronenberg che conoscevo è rimasto in un altro luogo.

CONTIENE ANTICIPAZIONI - Io considero Cronenberg un profeta fino a "Existenz". Ha girato questo e altri capolavori (Scanners, Videodrome, ecc.), ed è stato un uomo che, come profeta aveva molto da dire e da predire alla nostra società. Qualcosa poi s'inceppò con "A history of violence", dove secondo me il regista esaurì i contenuti (quelli "suoi", almeno), e gli rimasero la cura e la ricercatezza formali. Da quel film entrò nelle sue opera la violenza senza motivo o quasi.
E' un po' il caso di questo "Cosmopolis". Fino a quando il protagonista uccide la propria guardia del corpo, il film mi piaceva proprio. In quel momento, però, mi sono detto "Ahi", e da lì in poi il film secondo me si perde. Alla fine si aggroviglia, e ci propone un dialogo che forse si vorrebbe una disanima dialettica sui mali delle speculazoni finanziarie, ma è solo un interloquire confuso e sfocato. Il personaggio dell'ex-dipendente è un vero pasticcio.
Peccato, perché l'ambientazione mi è piaciuta molto, anche grazie al lavoro sul sonoro e la fotografia. Il mondo visto da quella Limousine sembra un sogno, è come rarefatto e astratto, e gli stessi eventi che vi si vedono sembrano succedere in una dimensione onirica. La moglie, con la sua bellezza da pubblicità, sembra poco più di una bambola, e il matrimonio che la lega col protagonista poco più l'iscrizione a qualche club per ricchi annoiati. I rapporti si dissolvono senza un perché, il sesso è lo sfogo di un momento, l'amicizia non esiste. Queste sono le coordinate del mondo del capitalismo assoluto, così assoluto da essere fine a se stesso (come di dice nei dialoghi).
Quindi, tanto di cappello per la ricercatezza formale, per l'atmosfera, per la cura dei dettagli, ma per un omicidio a sangue freddo ci vuole un perché, che sia adeguatamente preparato dalla sceneggiatura e sostenuto dalla recitazione dell'attore. Però fino a dieci secondi prima sembra un'ipotesi assurda, e rimane anche dopo un evento gratuito.
Con il massimo rispetto che si deve ai grandi, forse Cronenberg ha esaurito la vena, che era il suo vero valore aggiunto. Francamente, di film come questo e "A history of violence" non sento il bisogno.

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