Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Incredibile colpo di coda di un maestro. La scelta attoriale di Robert Pattinson si rivela funzionale per la costruzione di un personaggio che inizialmente facciamo fatica a comprendere, ma che appartiene comunque all'immaginario moderno: dentro la sua limousine, gira la città per andare dal barbiere, per soddisfare apparentemente un capriccio estetico e superfluo, e trova una città che gradualmente cede il passo al caos e alla distruzione. Mentre il mercato mondiale è in crisi, e il capitale del nostro protagonista sta spaventosamente perdendo punti, al confine con la bancarotta, l'espressione del nuovo (cyber)capitalismo si confronta con numerose identità, un ragazzino che da un iPad riesce a controllare l'intero traffico azionistico e con cui il protagonista elabora una curiosa distopia in cui il topo diventa una nuova moneta di scambio; una donna (una Juliette Binoche che buca lo schermo) con cui ha un freddo rapporto sessuale che ricorda la carnalità meccanica di "Crash", e a cui chiede il valore di alcuni quadri non in vendita, dei patrimoni dell'umanità; un dottore, da cui scrupolosamente si fa sempre visitare la prostata; un'economa filosofa che gli preannuncia la fine del valore dell'oggetto finito e l'inizio di una nuova astratta organizzazione capitalistica; e, insieme a molte altre, l'identità di sua moglie, una poeta che sembra un robot, da cui viene progressivamente lasciando.
Il fallimento in Borsa, la povertà, è sinonimo di morte, nell'universo incontrollato del nostro futuro, e Eric (Robert Pattinson) ha l'unico e grandioso interesse di primeggiare, anche di fronte alla morte. C'è un'apocalisse che viaggia attraverso connessioni informatiche, mentre anche l'elemento meccanico e senza vita perde ancora importanza. Siamo all'ultima tappa di un peggioramento veramente stratosferico, e Cronenberg non poteva lasciarsi sfuggire una simile tematica, nelle sue mani affascinante e sorprendentemente inquietante.
Eric così si offre alla morte, nella maniera più potente e maniacale, com'era maniacale il controllo della sua prostata, troppo asimettrica nella simmetria assiale e perfetta delle poltrone della limousine, ma anche del resto del suo corpo. Gli ultimi attimi vitali disperati ma coscienziosi di un uomo che va oltre la hybris, va oltre il peccato capitale, si ricrea dio. E non c'è certo ammirazione da parte di Cronenberg, ma l'atteggiamento stupefatto di fronte a una mente perversa. Il suo stesso cinema è stato raramente così loquace, mai ha dato un'idea così complessa e vera dell'intero mondo.
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