Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Chi pensava di vedere con il film “Cosmopolis” un film di azione, si sarà annoiato sicuramente, come anche chi pensava di vedere un film horror, oppure chi si è avvicinato al cinema attirato solo dal nome del protagonista Pattison. Chi invece è andato a vedere “Cosmopolis” per vedere un nuovo film di Cronenberg è rimasto sicuramente strabiliato, come me.
Devo dire che dopo 10 minuti ho smesso di seguire i dialoghi, troppo difficili e criptici, non conosco lo scrittore De Lillo (mia pecca) e ho trovato la sceneggiatura davvero molto noiosa, mi distraeva da quello che era il filo narrativo visivo, decisamente più interessante e stimolante, perciò, per quanto mi riguarda, è stato quasi come seguire un film muto.
Dalla prima inquadratura, con il “sorriso” smagliante della limousine bianca di Eric Packer, facoltoso manager di una non ben precisata multinazionale informatica, ho capito che il film era un “classico Cronenberg”... e infatti è tutto un carosello di mutazioni e citazioni a suoi vecchi lavori, o forse io ormai vedo i film del caro canadese come un'unica opera, dove ogni pellicola è un tassello che serve per comporre un quadro più grande.
La limousine bianca è la vera corazza di Eric: bellissima, super tecnologica, comoda, fredda e sicura, Eric vi fa entrare uno alla volta i personaggi, con i quali intrattiene rapporti di lavoro, di sesso, di amicizia... solo per sua moglie si permette di uscire dalla sua corazza, e la moglie infatti lo rifiuta. Ossessionato dalle malattie e dal controllo su sé stesso, si fa ogni giorno un check up completo, scopre così di avere la deviazione della prostata... io credo che sia stato questo a convincere Cronenberg di fare il film: la scoperta di una mutazione fuori controllo che condiziona la vita, non è forse il tema portante di tutti i suoi film? Come “La Mosca”, “Inseparabili”, “Spider” e moltissimi altri vecchi e meno vecchi. Eric è sconvolto dalla mutazione dello yuan (“non l'avevo previsto” dice per tutto il film), dalla scomparsa del suo amico rapper che vaga parallelamente in un funerale mediatico, dal sesso mancato con la sua moglie novella, da un maniaco che lo vuole uccidere, dai topi morti e le torte che gli vengono lanciate in faccia... tutto questo non era previsto, e quando anche la sua immacolata limousine viene trasformata dall'esterno e resa irriconoscibile, quasi inutilizzabile, Eric sceglie di uscirne per sempre, di lasciare la sua corazza e andare ad incontrare quella che è la parte più nascosta di sé: la sua mutazione.
Per far questo deve prima fermarsi al vecchio negozio di barbiere per “aggiustare il taglio”, la vera meta del film, il lungo percorso corazzato serviva per arrivare ad una consapevolezza possibile solo se si affronta il passato, gustandone gli antichi sapori. Eric accetta una vecchia pistola dall'anziano barbiere, unico a portargli un minimo di sincero affetto, e con il suo nuovo taglio incopleto Eric andrà ad incontrare chi da giorni lo vuole uccidere, che altri non è se non il suo doppio.
Questa volta però, il doppio non è identico e irriconoscibile come in “Inseparbili” e nemmeno nascosto come in “History of violence”, non è neppure magico come ne “La zona morta” o pazzo come in “Spider”...il doppio di Eric è completamente estraneo a lui, sconosciuto, rimasto nel buio a lavorare di nascosto, con un nome senza senso, che lo odia come non mai.
In un vecchio palazzo di un sudicio quartiere, quando tutto il mondo fuori sta cambiando velocemente, Eric riconosce sé stesso tra monitor fuori uso e cessi senza scarico, e scopre di odiarsi.
Si ucciderà?
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