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Cosmopolis

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su Cosmopolis

di ROTOTOM
8 stelle

Il ventisettenne multimiliardario Eric Packer decide di attraversare la città a bordo della sua limousine bianca per farsi aggiustare il taglio di capelli. Nonostante la presenza del presidente degli USA, le rivolte no global e una seria minaccia contro la propria persona, Packer intraprende l’ultimo viaggio assistendo al crollo di ogni sua certezza, dall’impero finanziario alla propria vita attesa all’appuntamento con un killer.

 

 

La decadenza dell’Impero d’Occidente

 

 

 

La città – stato, New York, penetrata da un virus, la limo bianca ipertecnologica sulla quale Packer affronta il viaggio al termine della notte.  Eric Packer è l’agente patogeno racchiuso nel corpo-virus dell’auto investita dai flussi di dati che smaterializzano la società moderna in codici sempre più insensati ed astratti.  Packer penetrato dal medico alla ricerca di qualcosa di ancora più profondo, nella prostata nasconde  l’anomalia che sovverte la natura dei flussi monetari mutuati dalla natura stessa come esempio di speculazione.

 

 

 

Cronenberg dà un corpo alle parole di Don De Lillo, in questo magnifico Cosmopolis, partendo dalle parole stesse che perdono sostanza e coerenza rispetto all’immagine che ne viene affiancata. Nel silenzio ovattato della limousine che porta il giovane miliardario  al taglio di capelli mentre il mondo è in rivolta, si mostra il declino dell’impero d’Occidente. Un sistema che ha scavato la fossa nel futuro e ci sta finendo dentro con tutta la macchina.

 

 

 

Mezzo film sono i dialoghi , caustici, di  De Lillo, astratti flussi di aria spiralizzatasi attorno alla vacuità del loro senso. Mezzo film sono le immagini che il regista canadese ci confeziona attorno, glaciali e chirurgiche, pulsanti di neon, stravolte da prospettive instabili. Packer è sempre meno simmetrico, sempre meno al centro della scena e sempre più sconvolto da grandangoli deformanti. 

Tra rivoltosi no global, il fantasma del capitalismo che si aggira per la città di cui Packer è il sublimatore principe dell’evocazione, terroristi pasticcieri e topi, la limo – auto corpo, alcova, grembo -  fende un’umanità feroce, sconfitta, stanca di essere pietra di paragone della ricchezza altrui.

 

 

 

Profetico nel 2003, il libro. Contemporaneo nel 2012 il film, iperbole della realtà sconvolta dagli tsunami finanziari è  scandito dai lunghi dialoghi, dalle prospettive esplose dell’auto/simbolo, ipertecnologica , blindata e ovattata che trasporta il giovane miliardario alla riscoperta dell’essenza dell’essere nella disgregazione dell’impero finanziario, nei deliranti incontri con la propria moglie Elise (Sarah Gadon) poetessa miliardaria (che ossimoro delizioso) , nei consulenti che via via si avvicendano nel  tempo congelato dal decòr tardo futurista dell’auto .

Packer con la faccia dell’ex vampiro Pattinson – maschera perfetta per la parte— affronta il viaggio perdendo pezzi di sé , mentre tutto crolla l’unica percezione che ratifica la vita del giovane miliardario è il dolore contrapposto all’immaterialità dell’esistenza fino ad allora condotta.

 

Filosofia politica, Cosmopolis, che fa dell’immagine la tomba delle parole svuotate di senso e rimaste eco ottuso di un disastro cosmico iniziato decenni prima.   Qualcosa di inspiegabile filtra dalle immagini di Cronenberg, qualcosa che ha a che fare con l’inconscio e la sua mostruosa incarnazione nel mondo che ci circonda.

La messa in scena è sospesa nel tempo come un respiro trattenuto, una risoluzione dei fatti sempre disattesa, imprigionata nella fotografia cianotica di Peter Suschitzky che raggela il volto di Pattinson in una notte al neon senza fine che assomiglia ad un delirio onirico, sciolto in una parvenza di vita prossima al collasso. Howard Shore compone uno score ronzante,  metallico e destabilizzante così da includere nelle percezione visiva la perdita di baricentro del protagonista, fuori controllo e sempre più votato all’autodistruzione.

Un film non facile, sicuramente anticommerciale, cupo e nichilista ma anche un'affascinante teoria della decadenza, una porzione di tempo attraversata dai corpi come meteore prima dello schianto finale.

 

 

 

La natura di Cronenberg.

L’ibridazione ormai ha passato ogni confine. Dalla fusione biologica (Il demone sotto la pelle, Brood, La mosca), alla integrazione tra metallo e carne (Videodrome, Crash), passando per la ibridazione tra virtuale e reale (Existenz) o la scissione psichica (Inseparabili, La promessa dell’assassino, History of violence) quella di Cosmopolis è un altro innesto, osceno in quanto presume un delirio di onnipotenza provo di catarsi che prevede l’annichilimento di interi popoli in ossequio ad una creatura capace di condizionare la società intera.

Il ciclo vitale che regola il corso della natura, viene smembrato e ricomposto in dati comprensibili solo al mad doctor che si erge a Dio di quel ciclo prevedendo di replicarlo nell’attività umana. Più precisamente nei flussi finanziari, senza beneficio alcuno per la società e apparentemente , fino al crollo finale, senza alcun disagio. Un parassita abnorme, una tenia vorace sotto pelle al tessuto sociale comandato da un folle frankenstein dell’informazione.

 

 

 

 La ragione dell’esistenza non può essere l’esistenza stessa, senza scambio il sistema crolla e prima o poi la natura interviene con un’anomalia che scombina il flusso che tende all’autoconservazione per creare il caos rigeneratore.

E’ quello che avviene in Cosmopolis, la tenia è distrutta  il caos regna nelle strade fino alla prossima rielaborazione della società, forse più equa. Sintomatico è che l’esecutore materiale dell’omicidio – tenuto fuori campo nel film, descritto nel libro — sia un essere umano che è diametralmente opposto alla natura di Packer, ma sa che deve ucciderlo perché egli ha in sé l’anomalia rigeneratrice – la prostata asimmetrica –, qualcosa che è anche all’interno di Packer il quale capisce solo in quel momento la necessità della morte come passo definitivo verso la propria, intima salvezza.

 

Cosmopolis è forse uno dei pochi film che acquistano valore dalla lettura del libro da cui sono tratti. Il romanzo di De Lillo è scarno e composto essenzialmente dai dialoghi che Cronenberg ha riportato nella loro interezza eliminando i passaggi che avrebbero appesantito il racconto. Il romanzo si può considerare di fatto un pezzo di sceneggiatura che riporta i dialoghi su cui il regista canadese ha montato il suo immaginario visivo.

Ne viene fuori un film politico e visionario, vicino a La zona morta per la sua visione di un futuro arrivato a destinazione e appartenente alla categoria degli “ostici” cronenberghiani tratti da romanzi considerati infilmabili, come Il pasto nudo tratto da Burroghs, Spider tratto da Mc Grath, Crash tratto da Ballard.

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