Regia di David Cronenberg vedi scheda film
E' un sollievo ritrovare Cronemberg alle prese con un personaggio atroce, freddo e distaccato non meno dei protagonisti dei suoi precedenti capolavori. Soprattutto dopo cosi' poco tempo dalla cocente delusione rappresentata dalla sua recente goffa e statica incursione nel mondo della psicanalisi, tra un Freud e uno Jung appiattiti dalla recitazione imbarazzata di due pur bravi grandi attori come Mortensen e Fassbender, e una ridicola e strabuzzante Knightley paziente sessualmente al loro servizio, ivi ai minimi delle sue gia' non eccelse possibilita' espressive.
Qui invece un Cronemberg rinato e prodotto dal portoghese illuminato Paulo Branco, ci fornisce un nuovo personaggio inquietante, degno quasi di capolavori assoluti come Inseparabili, La Mosca, Crash.
Nell'anno 2000 un giovane ed attraente broker milionario decide di recarsi dal barbiere nell'altro lato di New York, in un sobborgo malfamato proprio il giorno in cui la metropoli e' bloccata dall'arrivo del Presidente degli States, e la sua limousine lussuosissima e' costretta a procedere a passo d'uomo tra dimostranti armati di topi morti da gettare contro una finanza pescecane ("un topo come unita' di misura monetaria" e' lo slogan di questi prematuri "indignati"). Ma intanto Packer, questo e' il suo nome, dalla sua postazione extralusso, puo' seguire tranquillamente il suo lavoro, puo' spostarsi nel taxi adiacente che conduce la sua bella neo.sposa miliardaria, aspirante scrittrice, verso il suo noioso calendario di incontri; puo' incrociare amanti filosofe, psicologhe bene informate, medici in grado di sottoporlo a check-up minuziosi, completi di accurata visita alla prostata, che risultera' addirittura ironicamente asimmetrica. Proprio a lui che e' il giovane brillante uomo a cui tutto quadra, che puo' permettersi il lusso di perdere cifre straordinarie per un investimento che lo vedra' poi vincente l'indomani (tanto poi sono i piccoli insignificanti fessi topini che ci rimettono sempre tutto). Fuori, nel mondo vero, lo pedina a vista una guardia del corpo perche' Packer e' da tempo minacciato da uno stalker che non lo molla. Il giovane e' affascinato dalla morte, dall'idea di provare nuove sensazioni, anche dolorose (e li Cronemberg e' nel suo regno!) e se da un lato desidera essere sottoposto a visite accurate quotidiane perche' la sofferenza fisica lo inquieta, dall'altro l'idea di essere sotto pressione per una minaccia di morte lo eccita molto piu' del sesso che ormai e' una routine qualunque, piu' del banale menage matrimoniale che e' solo un coronamento quasi contrattuale tra due ricchi individui irrisolti e senza l'ombra di un sentimento. Film bello e riuscito proprio perche' freddo, spigoloso ed irritante come solo Cronemberg sa renderci: riprendere i suoi perversi protagonisti, ormai padroni dell'universo e proprio per questo alla ricerca disperata di qualche guizzo di insolita perversione che li sappia scuotere da una routine che,comunque vada, li vedra' vincitori.
Il divo Robert Pattinson, capace di collezionare come nessuno fino ad ora una serie di prove mediocri in film insulsi da farne quasi un primato da guinnes, trova finalmente la sua dimensione con questo straordinario regista e risulta perfetto nell'incarnare la freddezza della perfezione, sia fisica sia intellettuale, dell'uomo vincente del nuovo millennio; caratteristiche che stridono con la mediocrita' e la volatilita' effimera dell'esistenza terrena, e che per questo spingono l'essere perfetto alla ricerca dell'emozione finale: quella che prevede di consegnarsi al nemico (un nuovamente mefistofelico Paul Giamatti), quello che invece cerca l'armonia assoluta, che si contrappone alla disarmonia del proprio scadente aspetto e che pensa di riuscire ad ottenerla solo distruggendo la perfezione fisica e materiale dell'uomo che non ha piu' nulla da chiedere alla vita e al mondo terreno.
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