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The Woman in Black

Regia di James Watkins vedi scheda film

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La recensione su The Woman in Black

di bradipo68
6 stelle

Harry Potter è tornato ed è cresciuto.O è cresciuto ed è tornato.E' lo stesso.
Ha tolto gli occhiali e si è fatto crescere anche un filo di barbetta caprina tanto per farlo sembrare più grande.E poi sgrana gli occhioni. Li sgrana come non ha mai fatto.
Poverino Daniel Radcliffe che appena gli nomineranno ancora il maghetto che lo ha reso ricco ma anche schiavo, sbaverà come un cane idrofobo. Le sta tentando tutte pur di far dimenticare al pubblico quello che è stato, vuol far vedere che finalmente è cresciuto anche se non tanto in altezza purtroppo per lui, ha recitato in teatro nudo , si è dato addirittura all'horror.
Che altro deve fare, poverino?
Però la ragione per cui ho visto questo The Woman in Black non è lui. Potrei dirlo di averlo voluto vedere per la presenza di Stephen Fry, grandissimo attore inglese e invece no, neanche per lui. L'ho visto perchè campeggia in bella vista il marchio Hammer.
Insomma per un effetto nostalgia canaglia che mi ha chiuso nella morsa cuore e cervello.
Sono cresciuto con quei film ed è normale che ora cerchi di rituffarmi in quelle atmosfere.
E sotto quel profilo il film non delude per niente. E' un classico Hammer film d'annata con ricostruzioni sobrie ma efficaci, scenografie curate ma non sfarzose e come al solito per gli esterni viene scelto un angolino di mondo che sa essere bello e terribile allo stesso tempo.
Un'ambientazione da urlo: il verde della campagna e i colori spenti della brughiera sono nascosti sotto una coltre di nebbia minacciosa che confonde i contorni di tutto sfumandoli nel mistero. E quella marea limacciosa non fa altro che aggiungere inquietudine in chi la osserva.
L'arrivo del protagonista in questo sperduto avamposto di resistenza umana è il classico arrivo di un protagonista di un film Hammer. Poteva esserci anche Cushing al posto di Radcliffe non sarebbe cambiato nulla: è rimesso a nuovo da parte degli indigeni  tutto l'armamentario di diffidenza, stranezze, vera e propria ostilità verso il nuovo arrivato, il diverso, compreso l'immancabile scena della locanda piena di avventori che ti squadrano da capo a piedi.
Una scena vista tante volte nei film della gloriosa casa britannica.
The Woman in Black non deluderà certo i fan dell'horror, anche se si inserisce più nel filone del racconto gotico: però quella casa infestata dove il Danielino sceglie di trascorrere la notte tagliato fuori da ogni altra forma di vita civile a causa dell'alta marea, è veramente un giacimento di trucchi ed effetti de paura.
Certo trascorrere da soli una notte in una casa che mette paura solo a guardarla è roba da dementi, ma siamo in un film horror, no?
Il regista non ci risparmia nulla, dalle porte che scricchiolano o che si muovono chissà perchè, alla sedia a dondolo mossa da una forza misteriosa, alle apparizioni in giardino di una figura ammantata di nero, oppure anche la stessa figura che ti guarda da dietro le finestre di casa quando il protagonista è in giardino.
Diciamo che la fase centrale del film è la migliore perchè gli spaventi sono genuini, Radcliffe sgrana il più possibile gli occhioni per la paura e si respira veramente l'acre odore di vecchio, di muffa e di paura che trasuda dalle pareti.
Purtroppo per The Woman in Black sono però suggestioni di rimbalzo perchè mediate dal senso di nostalgia misto a curiosità che anima chi conosce il passato glorioso della Hammer.
The Woman in Black pur corretto filologicamente, pur  diretto con mano adeguatamente leggera da James Watkins( autore di uno degli horror più disturbanti degli ultimi anni, Eden Lake che però trae linfa vitale dall'accostamento con la realtà sociale odierna) non ha quella scintilla che ne potrebbe fare un caposaldo del genere.
In fondo la storia di questi morti fermi lì in un limbo a far sentire la loro presenza ai vivi , l'abbiamo vista millemila volte.
E'però confezionato con la solita competenza, con una fotografia ben curata che riesce a catturare anche la naturalezza della luce fioca delle candele.
The Woman in Black può però essere considerato un nuovo punto di partenza per la neo-rinata Hammer, un test delle sue potenzialità attuali e di quelle di un genere a cui affidare comunque budget da considerare modesti rispetto a quelli stanziati dall'industria americana.
Un cinema di idee, di suggestioni e non di mostri digitali.
(bradipofilms.blogspot.com)

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