Regia di James Watkins vedi scheda film
Se vi piace Daniel Radcliffe, guardate questo film. E guardatelo anche se vi impressiona la vista di una strada completamente circondata dal mare, che viene sommersa ad ogni alta marea. O se pensate che un’ora di assoluta tranquillità valga bene un singolo istante di spavento. Altrimenti lasciate perdere: questo Woman in Black non è davvero pane per i vostri denti. Davanti a questa pellicola, le emozioni vi verranno totalmente a mancare, e la sensazione prevalente sarà quella di avere già visto tutto e di sapere come andrà a finire. Certi film sono brutti perché falliscono miseramente nel tentativo di imitare i classici. Invece questo film si salva da quell’aggettivo, perché nemmeno ci prova. La ben più modesta intenzione di James Watkins è prendere spunto da un romanzo horror di stampo ottocentesco per realizzare un normale film sui fantasmi, girato con cura, ma senza un pizzico di originalità. Per apprezzarlo, occorre forse essere amanti del genere, provare a piacere a collezionare ogni variazione sul tema dei morti che ritornano per sistemare i conti in sospeso, sull’amore e sull’odio che, dall’oltretomba, continuano a protendere, verso il mondo dei vivi, i propri micidiali abbracci. Bisogna nutrire, per questo sinistro filone del dramma romantico, una devozione assoluta, a cui sacrificare le più comuni aspettative, come il gusto di farsi sorprendere, di immedesimarsi nei personaggi, di vivere situazioni nuove. Assistere a questo film è un’esperienza rétro di maniera, che ci ripropone un’ambientazione antica senza ricreare l’atmosfera dell’epoca. Ci riporta ai racconti per non dormire che si leggevano nei libri di una volta, e che, con le apparizioni di spettri ed altri fenomeni paranormali, hanno ispirato i primi effetti speciali della storia del cinema, fatti di trucchi di montaggio, fotogrammi sovrapposti o ritoccati. Forse questo gioco, nonostante tutto, è finanche bello, in ogni caso dura poco: il film compie il suo breve percorso senza troppi scossoni, lungo una strada che porta dritta ad una prevedibile meta. Il traguardo si avvicina mano a mano, e noi lo vediamo arrivare: un viaggio come tanti, di quelli privi di (dis)avventure che non ci danno alcun motivo per farsi ricordare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta