Regia di David Fincher vedi scheda film
Il buon Fincher (che è capace di grandi cose così come di suscitare parecchie perplessità) un giorno deve aver visto un (gran bel) film, di un regista danese di nome Niels Arden Oplev, non so quanto noto dalle sue parti (sue di Fincher) ma sicuramente poco o nulla dalle nostre, e forse (chi lo sa?) moltissimo dalle parti di quell’altro (Oplev). Questo film aveva un titolo svedese, essendo tale l’autore del romanzo dal quale il (gran bel) film danese era tratto, che tradotto in italiano suona: “Uomini che odiano le donne” (“Män Som Hatar Kvinnor”, parola di Google Translator), tant’è che anche noi italiani così l’abbiamo titolato (strano, molto strano….), pur senza farci mancare nemmeno questa volta il perverso gusto di volerci ficcare il naso aggiungendovi qualcosa di nostro (“Millennium”, latinismo: ettepareva!). Il buon Fincher invece ha pensato di titolarlo in tutt’altro modo (e fin qui pazienza), ma di rifarlo praticamente uguale, compreso il (kilometrico) minutaggio. Certo, il romanzo è il romanzo e, a meno che tu non voglia farne un libero adattamento, devi raccontare la storia del romanzo (che io non ho letto); ma quei pochi dettagli che Fincher cambia rispetto all’originale (sottolineo ed enfaticamente sillabo: o-ri-gi-na-le) li cambia tutti magistralmente in peggio. Il risultato è che in quest’opera, che pure percorre il medesimo sentiero, non c’è traccia alcuna dell’altissima tensione tutta nordica del primo film, colpevoli assieme a Fincher, molto probabilmente, tanto la presenza di Daniel Craig che di tensione fa abitualmente salire (a me personalmente) solo quella arteriosa, quanto l’assenza di Noomi Rapace (si pronuncia Noumi Rapès, laddove la “o” e la “u” del nome vanno miscelati in un gutturalissimo dittongo, la “e” è aperta e la esse finale va un po’ “sciascicata” come solo i nordici sanno fare) la cui fortissima personalità fa di lei la ragazza perfetta per farsi tatuare i dragoni sopra la schiena (nonché per fare tutto il resto di cui è sorprendentemente capace Lisebeth, protagonista di entrambe i film), mentre l’anemica, semi-anoressica Rooney Mara, della sua collega nordica riporta giusto la doppia “oo” nel nome e nient’altro (l’avrà scelta apposta per questo il buon Fincher?!). Perfino l’ottimo Stellan Skarsgård (non chiedetemi come si pronuncia! Non saprei mai pronunciare una “a” con sopra un tondino….), che pure nasconde nel suo viso pacioccone i tratti perfetti per il ruolo di maniaco serial-killer super-strunz, riesce a deludere un po’, certificando con ciò che la colpa principale è sicuramente del buon Fincher sopra ogni altra cosa. Suggerimento ai registi bravi e buoni di tutto il mondo: a meno che la fantasia umana abbia improvvisamente raggiunto il suo limite estremo e non sia più in grado di produrre cose nuove, anche per dare spazio e opportunità magari a giovani autori che con ‘sti tempi di crisi c’han tutti un po’ bisogno di lavorare…. ma perché non vi date una calmata coi remakes? Almeno aspettate qualche tempo (cribbio!) prima di tirar fuori queste sbiadite fotocopie, fate passare il tempo dovuto, e se proprio volete, cercate almeno di fare non dico molto, ma almeno tipo i Coen con “Il Grinta”, tanto per farci vedere un altro film (altro da quello prima) senza dover combattere contro il sonno e senza farci sgraziatamente rimpiangere quello davvero bello visto due anni fa. Grazie. E scusate.
P.S. = qualche utente di buona volontà mi sa spiegare perché Män Som Hatar Kvinnor è inserito nelle taglist “Isole” e “Luoghi chiusi”, mentre “Millennium”, che è lo stesso film, nella taglist “Sergreti di Famiglia”?
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