Regia di David Fincher vedi scheda film
(La) Rooney Mara è migliore della forse più capace Noomi Rapace? Il film di Fincher è un remake o un adattamento diverso? La Salander è una diversa? Gli uomini italiani odiano le donne? Quasi tutti ma regalano le mimose alle loro false (a)morose.
Ebbene, ivi sganciato da vincoli editoriali limitanti, cari fratelli della congrega appartenenti agli uomini disossati da tale vita spolpante le nostre pie anime prodigantesi per la beltà totale in un mondo sempre più carnale, sessualmente aberrante da catalogo Instagram di Postalmarket e annessa esposizione fiera, vanagloriosa di fiere da Manzotin, ovvero di uomini e donne prosciutti, no, prostituitisi al mercimonio globale, svilendosi alla strega, no, alla stregua di prodotti commerciali da mercerie, no, macellerie online, in attesa febbricitante di assistere al nuovo opus di David Fincher, cioè The Killer, recensirò il film del titolo di questa recensione, coming soon, ovverosia prossimamente, disaminato, forse vivisezionato in modo sia goliardico che poetico. Inoltre, cari smemorati e poco di dio timorati, sebbene io sia convinto ateo irredimibile oramai in modo irreversibile, posso però intellettualmente asserire, forse soltanto pontificare moralisticamente con tanto di sovrabbondante retorica a tamburo battente, che vidi lo svedese The Girl with the Dragon Tattoo nel 2009, sì, or mi riferisco all’adattamento del primo capitolo letterario ad opera del compianto (da chi?) Stieg Larsson per registica mano di Niels Arden Oplev con Noomi Rapace, scusate, dicevo, perdonate se sono massimalista come il parimenti deceduto, forse più geniale, David Foster Wallace, riprend(iam)o il discorso... quando la mia coetanea Noomi Rapace, invero leggerissimamente più giovane di me di qualche mese, non suscitava in me alcun turbamento poiché fui considerato asociale, sì, poco socievole, anzi, “socialmente pericoloso” come Lisbeth Salander, eh eh, in quanto poco consono a una società di “adulti” che canta Sara di Pino Daniele a tutto volume nella notte di San Silvestro ma è affetta da una malinconia, no, mascolinità più tossica di un liceale italiano che, ad Amsterdam, durante le vacanze, natalizie e/o estive, pratica turismo sessuale, tifando per la migliore Coca-Cola à la Vasco Rossi e per la più cazzuta “eroina”, e all’unisono “sniffa”, forse snobba, probabilmente, perfino ubriaco fradicio, intona barcollante La mia signorina di Neffa. Dicevo, (non) mi sono fatto... una alla Rapace... pur confessandovi che adoro le donne tatuate come Karma (Palmer) Rx & Katrina Jade, al contempo disdegnando i finti, non molto fini, machi che reputano Natalie Portman di Léon una bambina ma se la farebbero... nelle mutande dinanzi ad Anne Parillaud di Nikita, sparandosi poi il cosiddetto trip, sì, viaggio nella capitale suddetta dell’Olanda eppur non conoscendo Autopsia di un sogno. Ah ah. Ora, se andate da un uomo medio italiano e gli chiedete qual è invece la capitale della Svezia, vi risponderà Helsinki che è della Finlandia, quindi non giustamente Stoccolma. Comunque, esiste sempre l’eccezione che conferma la regola. Se agli uomini medi come me piacciono i tatuaggi sui corpi femminili, a Vittorio Sgarbi piace da morire la Venere di Botticelli ma, tanti anni fa, Elenoire Casalegno lo lasciò perché Vittorio la offese, dandole, come sua consuetissima abitudine, la patente di “troia” dopo che lei si tatuò una caviglia. Vittorio, veramente un esteta della venustà, anche del suo coglione sto(r)ico, forse solo quello di Destra? Vittorio, un uomo che celebra i grandi pittori dei santi e sa castrarsi al fine di non usare, per molto tempo, il suo “pennello”. Lo stesso Sgarbi che, a Porta a Porta, insultò Gabriel Garko, definendolo una bellezza per gay prim’ancora che Garko facesse coming out sebbeneEva Grimaldi e Manuela Arcuri non avessero mai sospettato sui gusti sessuali dell’interprete d’un celeberrimo film di Tinto Brass. Ma che c’entra?
Dicevo... che mi crediate o meno, andai a vedere la pellicola eccitante (mica tanto) con Garko, no, quella dapprima succitata con la Rapace assieme a dei felsinei tizi eterosessuali che sognavano di girare un porno alla Marc Dorcel, malgrado, per dirla in bolognese, non funzionasse molto il lor ucc... ll’ perché assumevano droghe? No, drugs. È la stessa cosa? No, intendo gli psicofarmaci... In tal caso, gli psichiatri ebbero ragione a reputarli pazzi. Erano e sono dei casi umani senza speranza. Nel caso, invece, del sottoscritto, molte persone credettero che io fossi misogino, sì, che odiassi il gentil sesso, così che costoro, dei malfattori, vollero troppo ingentilirmi. Ah ah, avete capito la freddura? Sì, credo che questi qua, in vita loro, siano stati fortunati, a differenza dei poveri, appena dettivi, poveri cristi sfortunati... Se avessero incontrato uno psichiatra, anche della mutua, sarebbero stati ritenuti matti? No, solamente Bruno di Sacha Baron Cohen, eh eh.
Ora, facciamo i seri. Perché prima non lo fumo, no, fummo, se volessi usare il plurale maiestatico? Dunque, non fate i furbi, come si suol dire, della “min... hia”.
Ecco, il film svedese sopra citato non mi piacque molto e non vidi gli altri due. Fino a ieri, invece, non avevo visto per intero questo film di Fincher. Il quale, ai tempi della sua uscita, dichiarò che la sua trilogia sarebbe stata, non solo migliore di quella svedese, bensì fra le più belle della storia del Cinema. A tutt’oggi, non c’è nessuna trilogia, come ben sap(r)ete, neppure il sequel. Fincher fu tra gli inventori della serie tv Netflix, anch’essa interrottasi, Mindhunter, ça va sans dire. Che, se per esigenze logistiche e di sintesi dovessi(mo) riassumervela in pochissime righe, potrei e potremmo delinearla da profiler, no, entro questa seguente e assai concisa sinossi esigua: l’FBI, per catturare i maniaci a piede libero, studia le menti dei maniaci in carcere e/o ospedali psichiatrici.
Aggiungo io, spiritosamente, altresì comprendendo che Fincher stesso ha una mente più contorta di quella di Charles Manson.
A parte gli scherzi e le esagerazioni, in Italia tradussero il libro e i capostipiti di tale trilogia, però non fincheriana, eh eh, con tale (sotto)titolo... Uomini che odiano le donne. Ovviamente. In quanto, mi scoccia ripetermi, l’italiano medio, in effetti, odia le donne ma passa la maggior parte del tempo libero a desiderare perfino quelle degli altri. Se a uno di questi gli si dice la verità, vale a dire che è un puttaniere, no, soltanto un guardone, lui ti dà del maniaco, urlandoti “vi(ri)lmente” in faccia che lui è un credente della Sacra Bibbia. Anche del Nono Comandamento? Ah ah. È lo stesso che asserisce, orgogliosamente, di adorare i film sui maniaci perché lo eccitano a dismisura e stimolano mentalmente ma, forse, pensa che Zodiac sia un film di merda perché alla fine il cattivo non viene inculato e fottuto.
Morale della fav(ol)a: in effetti, c’è molta coerenza negli italiani, non c’è che dire. Se, nel Belpaese, per modo di dire, ti piace qualche canzone di Elton John, se va fatta bene, non ti prendi del “frocio” ma sicuramente la patente di femminuccia. Se invece sei disposto a pagare 500 Euro per andare a vedere, insieme alla tua compagna molto fedele, Chris Martin dei Coldplayperché la tua ragazza si bagna mentre lui, cioè Cristo, no, Chris, canta, sei un uomo vero e che della vita hai capito tutto. Potresti anche aver capito molto, suvvia, soprattutto che sputtanasti 1000 Euro, essendo andato, per l’appunto, al concerto con la tua topa, no, tipa. In particolar modo, dopo il concerto, lei, ancora sovreccitata, financo impasticcata, ti sbranò a letto e tu ne venisti piacevolmente divorato. Il mattino seguente, però, capisti che lei scopò, col pensiero, Chris Martin.
Ma ora devi portare i figli a scuola e non hai tempo per entrare in paranoia a mo’ di Tom Cruise di Eyes Wide Shut. Anche perché, dopo averli accompagnati, al lavoro, fra una pausa e l’altra, guardi su Instagram le ex di Chris Martin. Sei “in vena”, cosicché compri i “prodotti” di Gwyneth Paltrow da regalare a tua moglie per alimentare la serata hot. Infatti, i figli sono, questa sera, dalla nonna. La quale, stanchissima, si addormenta e non li porta a letto. Alla tv, ripassa Halloween di Carpenter. I figli crescono troppo in fretta come la Salander. A una certa età, i genitori li porteranno dal dr. Loomis, no, da qualche psicologo perché non credono ai “valori”, sono stati scoperti a fumare erba e, anziché ascoltare Elton John, no, solo canzoni d’amore buoniste delle più dolciastre, mettono su la musica dei Nine Inch Nails. Adesso, Trent Reznor, però, non è figo ma è “sol” il compositore preferito di Fincher, e la vostra la figlia femmina gli preferisce il contemporaneo Damiano David, mentre quello vostro maschio va matto per Victoria De Angelis. Tutto ok, fin qui. Il problema è che, il frontman e la chitarrista dei Måneskin piacciono rispettivamente pur a questi genitori, sì, alla madre e al padre di tali figli che non amano più la buona musica di una volta, il vero rock alla Led Zeppelin e il metal tosto alla Bauhaus e Joy Division, c... o! Allora, tutti insieme appassionatamente, si sparano... un altro concerto dei Coldplay. Semmai, al padre piacciono, adesso, Whitney Houston e Aretha Franklin. All’epoca, per non sfigurare coi suoi amichetti razzisti, sosteneva che gli facevano schifo. Ma sia lui che i suoi amici sbrodolavano per Alicia Keys.
Secondo la telegrafica trama riportataci da IMDb: Il giornalista Mikael Blomkvist è assistito dalla giovane hacker Lisbeth Salander nella sua ricerca di una donna che è scomparsa da quarant’anni.
Vietato ai minori di quattordici anni per via di alcune scene violente e scabrose, adattato ed è un televisivo sceneggiato, no, sceneggiato per la trasposizione cinematografica dal grande Steven Zaillian (The Irishman, regista di The Night Of, etc. etc.), assai stereotipato però in molti punti nella caratterizzazione dei personaggi, specialmente secondari (vedasi, per esempio, Nils Bjurman, alias il tutor(e) assistente sociale marpione e porcone incarnato dall’attore Yorick van Wageningen, peraltro molto in carne), nella prima mezz’ora assomiglia a Cena con delitto - Knives Out, ah ah. Pardon, naturalmente il film appena menzionatovi di Rian Johnson è venuto dopo. Johnson, autore anche dello script, fu candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Originale? Praticamente copiata e mutuata da Fincher/Zaillian. Poiché Benoit Blanc/Daniel Craig e Harlan Trombley/Christopher Plummer sono ricalcati sulla falsa riga di Mikael Blomkvist ed Henrik Vanger. Inoltre, ad essere sinceri di mente investigativa e meta-cinematografica, dopo lo “scandalo” Kevin Spacey, Ridley Scott, per Tutti i soldi del mondo, chiamò Plummer forse dopo aver visto Millennium. Con le importanti e dovute differenze, infatti, Vanger e J. Paul Getty sono molto simili...
Rooney Mara/Salander scopre che Blomkvist pratica il cunnilinguo ad Erika Berger/Robin Wright e poi viene costretta dall’eccitato, no, succitato Bjurman ad effettuargli una fellatio.
La fotografia di Jeff Cronenweth è magnifica e impeccabile, il film, onestamente, meno. È un buon film ma non eccezionale, forse troppo lungo. Infatti, a mio avviso, due ore e trentotto minuti è un minutaggio eccessivo per un thriller così costruito, sebbene quello svedese durasse pressappoco uguale.
Lo svedese ha inoltre una media recensoria, su metacritic.com, un pelino, come si suol dire, superiore ma non troppo. E, nel suo essere più autentico, meno artefatto ed elegante, è forse addirittura migliore di questo di Fincher. Tale film di Fincher ottenne, va però sinceramente ammesso, ottime critiche ma inferiori, per l’appunto, al film con la Rapace. E, sebbene la Mara sia brava, la Rapace funzionava di più.
È per questo che Fincher decise di lasciar perdere con gli altri due, originariamente concepiti, seguiti? Mi seguite?
Nel cast, Julian Sands. Come sappiamo, trovato morto recentissimamente dopo essere scomparso a lungo. Qui è sconvolto per colpa della tragedia avvenuta.
Invece, nella parte di Martin Vanger, Stellan Skarsgård. Per finire, Joely Richardson è Harriet o Anita Vanger? Eh eh. Secondo me è bona.
In conclusione: moralistico e terribile nella scena del tatuaggio I am a rapist pig.
di Stefano Falotico
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