Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
MUBI
Con la consueta mano decisa volta a scoperchiare le vergogne italiche nascoste sotto il tappeto, Luigi Zampa firma una commedia gialla piena di sarcasmo, che si fa forza su una satira graffiante incentrata sulle prepotenze di una società arrivista e senza scrupoli né pudore.
Valerio Barigozzi è un cronista ormai dimenticato, se non proprio fallito.
Il matrimonio finito senza potersi permettere economicamente un divorzio; un figlio adolescente e introverso, Luca, che preferirebbe vivere con il padre, se solo costui potesse permettersi di vivere fuori casa, ove è considerato ospite non gradito dalla consorte.
In redazione l’uomo è tutt’altro che stimato da colleghi e superiori, benché egli sia convinto orgogliosamente di possedere tutti i requisiti necessari per rivelarsi il migliore cronista del giornale.
Pieno di debiti, Barigozzi cerca di arrotondare il magro stipendio moderando una rubrica sentimentale di un grande quotidiano romano, e con la scrittura di romanzetti gialli firmati rigorosamente sotto pseudonimo.
Un giorno una lettera anonima gli preannuncia l’assassinio di “Nonno Gustavo”, un noto presentatore della tv per ragazzi.
L’omicidio ha luogo effettivamente e Barigozzi, che s’era recato sul posto per parlare con la potenziale vittima, è il primo a scoprire il cadavere.
Tuttavia il giornalista, senza una prova dell’esclusiva, non viene preso in considerazione dal direttore del giornale per cui lavora.
Il killer agisce sfondando il cranio della vittima a colpi di martello per poi tracciare una V sul volto con un rossetto. Questo diventerà il marchio di fabbrica del mostro, e Barigozzi finirà per assurgere a public relation del folle, trasformandosi anche nell’articolista più letto e apprezzato da una intera nazione, letteralmente terrorizzata dalle azioni sempre più efferate dell’assassino.
Dal mostro, Barigozzi non sarà l’unico a guadagnarci, perché individui ancor più cinici di lui approfitteranno della situazione per sistemare i loro più vantaggiosi affari in sospeso.
Con Il mostro un Luigi Zampa alla sua penultima prova di regia dà nuovamente anima e corpo a un personaggio di arrivista ed approfittatore sulla falsariga dei numerosi, indimenticati personaggi che, lungo la assidua carriera di cineasta, hanno permesso a grandi interpreti come Alberto Sordi di fornire ritratti emblematici e indimenticati della bassezza dell’italiano medio ogni qualvolta egli sia messo di fronte, anche nelle difficoltà, a una occasione di cui poter approfittare per trarne indebiti vantaggi.
In un paese diviso più che mai in caste sociali, tra classe operaia o impiegatizia che obbedisce e padroni che tiranneggiano e scansano più che possono ogni tipo di responsabilità, il film di Zampa, pur con qualche momento non propriamente azzeccato quanto a stile o a ritmo narrativo, dipinge un ritratto caustico di una società-giungla senza scrupoli, in cui il danno altrui finisce per dar luce a una possibilità di emergere per chi afferra subito l’occasione senza mai porsi nessun problema di natura morale o etica.
Johnny Dorelli azzecca i toni di un personaggio bifolco e sin inquietante, circondato peraltro da mostri anche peggiori di lui. Una macchietta che sarebbe stata anche molto nelle corde di Ugo Tognazzi.
Tra i comprimari, oltre ad un godibile Orazio Orlando in versione commissario, spesso annoiato e dai metodi non proprio riflessivi, si segnala la presenza strepitosa di Renzo Palmer, nel ruolo di un astuto e grottesco imprenditore logorroico, intenzionato a fabbricare gadgets sulle efferate azioni del maniaco, per poterci lucrare senza problemi di sorta.
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