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La mia vita è uno zoo

Regia di Cameron Crowe vedi scheda film

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La recensione su La mia vita è uno zoo

di supadany
6 stelle

Era da parecchio tempo che non mi imbattevo in un film con così tanti animali senza il dono della parola e questa diciamo che è la principale divergenza verso le consuetudini filmiche recenti del film di Cameron Crowe dato che il resto, tranne alcuni barlumi estemporanei di luce vera, è scontato come poche altre cose nella vita.  

Benjamin Mee (Matt Damon) ha da poco perso per sempre sua moglie e si ritrova a dover crescere da solo due figli, così decide di dare un taglio netto alla sua vita da avventuriero, lascia il lavoro, cambia casa e si ritrova a dover gestire uno zoo agglomerato alla sua nuova abitazione.

Da un lato sua figlia è felicissima, dall’altro il figlio più grandicello non accetta questo cambio radicale di vita, mentre Benjamin, insieme all’entourage dello zoo, cercherà di mettere tutto a posto in attesa dell’apertura estiva investendo tutto ciò che possiede.

 

 

Commedia esistenziale, tratta da una storia vera, ennesima rielaborazione dolorosa (e vincente) di un lutto, classici problemi generazionali, conditi da uno sguardo diverso sulla vita (e la cura degli animali è sempre un modo per spostare l’asse del pensiero altrove).

Assolutamente un percorso con pochisssime sorprese, i soliti problemi(ni) per arrivare al traguardo, un prefinale fin troppo carico di buoni sentimenti, ma quando si aspettano ormai solamente i titoli di coda ecco arrivare un remember semplicemente delizioso e per una volta la melassa diviene soggetto gradito ed emozionante.

Per il resto si respirano un po’ di simpatia e molta voglia di mettersi in gioco (bravo Matt Damon in questo aspetto), certo è che alcune dinamiche (penso per esempio al cambio di atteggiamento nel rapporto tra padre e figlio) non vengono costruite con gran brillantezza.

Rimane quindi un film sostanzialmente gradevole, per buona parte purtroppo innocuo, con un accurato accompagnamento musicale (il regista in questo è da sempre un maestro), ma dal ritorno alla regia cinematografica di Cameron Crowe, dopo sette anni, francamente mi sarei aspettato un impatto più propositivo.

Sentimentale. 

 

Cameron Crowe

Dimostra di possedere sempre una mano piuttosto felice, purtroppo gli manca il salto di qualità che riesce ad avere solo nell'ultima (memorabile) sequenza.

Complessivamente poco al di sopra della sufficienza.

Matt Damon

Bel ruolo maturo nel quale dimostra di essere un attore più completo di quanto pensassi.

Discreto.

Scarlett Johansson

Tutt'altro che il ruolo della vita.

Si cala bene nella parte che però non le (ci) regala grosse soddisfazioni.

Pienamente sufficiente.

Elle Fanning

Anche lei piuttosto "sotto utilizzata" in una parte marginale che prevede poco altro oltre a dei bei sorrisi.

Peccato.

Carla Gallo

Piccola parte senza particolare smalto.

Appena sufficiente.

Thomas Haden Church

Nei panni del fratello del protagonista è sempre piuttosto sciolto ed adeguato alla situazione.

Pienamente sufficiente.

Patrick Fugit

Ritrova dopo tredici anni il regista che lo lanciò ("Quasi famosi", 2000), ma questa volta è tutto fuorchè l'ago della bilancia della vicenda.

Marginale.

Angus MacFadyen

Caratterizzazione che un paio di volte va piacevolmente oltre le righe.

Largamente sufficiente.

Stephanie Szostak

Relegata col suo personaggio all'angolo dei ricordi.

Presenza senza parole che però a suo modo ad un certo punto assume un peso specifico tutt'altro che secondario.

John Michael Higgins

Nei panni dell'ispettore carogna che poi in fondo tanto carogna non è.

Sufficiente.

Colin Ford

Ruolo da ragazzino problematico che non attira grandi simpatie.

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