Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film
Ci sono due modi di porsi di fronte ad un film come "Warrior",la prima è una visione critica,per un qualcosa di formale,gia' stravisto,un drammone retorico e scontato.La seconda è una visuale piu' aperta,incentrata sul soffermarsi per il forte impatto emotivo.Film con la brutale "arte" della lotta, come riscatto o viatico ad una vita bastarda ne abbiamo visti tanti,dall'archetipo "Lassu' qualcuno mi ama" passando per "Rocky" o il recente "The Fighter",il ring come scrigno vitale dei disagiati o "proletari" del pugno sono innumerevoli.Storie a volte stereotipate,gia' belle e pronte col suo strascico strappalacrime.Solo Scorsese "oso'" nel 1980, a porre il ring come metafora di una vita autodistruttiva come quella del De Niro "Toro scatenato" e i risultati luminosi gli abbiamo visti tutti."Warrior" fa parte della prima fascia,una storia puramente americana,due fratelli e un padre,divisi dalla vita,dalla sofferenza e dalla bottiglia del genitore.Nick Nolte è un patriarca di origine irlandese,un reietto ex allenatore di lotta dedito all'alcol e all'abbandono di moglie e prole.Nella vita dell' "ex" ubriacone subentra il figlio Tommy,eroe della guerra irachena ed attuale disertore.Il giovane Tommy è un leone ferito nell'animo,trova lo sfogo al suo disagio nella disciplina dell'M.M.A.,un arte marziale violenta e brutale,un mix di stili di lotta.Poi c'è Brendan,l'altro fratello,professore di fisica con famiglia,in odore di sfratto e debito,che ritorna nell'arena di pugni e sangue,per questioni economiche piu' che di cuore.Il maxitorneo di M.M.A ad Atlanta sara' occasione d'incontro,non solo fisico,ma anche spirituale di una famiglia di cui s'intravedono i cocci distrutti da un passato turbolento.La lotta al centro,le emozioni intorno,"Warrior" ha un respiro emotivo molto accentuato,coinvolge e appassiona,ma "respinge" per la scrittura formale,riempita di stilemi di genere gia' strabusati in precedenza.La storia regge fino ad un certo punto,pecca di eccessivo sdoganamento,pero' ha un anima profonda e lacerante,dove la regia di O'Connor mostra una tecnica da spleet-screen potente,e sopratutto una fotografia lucida e compatta.L'America è quella odierna gia' vista in "The Fighter",un posto di derelitti allo sbando,dove il vuoto si assorbe nella brutalita' dei pugni di Tommy e nell'umanita' da "padre di famiglia" di Brendan.Di mezzo vi è il personaggio chiave del film,ossia il padre Paddy,un Nick Nolte straordinario e commovente.Un uomo sconfitto che cerca di ricomporre il simulacro famigliare distrutto dal vizio dell'alcol.La forza di "Warrior" non è nelle spettacolari scene da arena romana,dove la telecamera tremola nervosamente,come a voler dare un segno tangibile del dolore e della nevrosi scolpita negli animi.La potenza è tutta nella scrittura dei personaggi,resa magnificamente dal cast,dal traumatizzato Tommy,al posato Brendan,fino al vecchio Paddy,una figura fantastica nel dolore umano.L'unico modo di espiare il passato è quello di allenare il figlio agli incontri e riavvicinarsi cautamente a Brendan e famiglia.La violenza dei pugni è sincera in tutta la sua brutalita',ma è un punto di contatto importante,nel centro della famiglia.Paddy,Tommy e Brendan si odiano all'apparenza,ma si amano nel loro profondo."Warrior" mostra le punte dell'animo che escono attraverso l'esposizione fisica al martirio,è un film di facile fruizione,ma dagli intenti potenti,che colpiscono e commuovono,ed è questo che conta,la forza emotiva,o un bellissimo "Ti voglio bene Tommy" urlato nell'arena intrisa di sangue,frattura e dolore.Analiticamente meriterebbe tre stelle,ma la sua dirompente forza emozionale colpisce piu' forte di un pugno violento....e questo non è poco......Voto 7
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