Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film
Una storia non di persone ma di corpi: riplasmati dagli allenamenti, massacrati dagli incontri; corpi finalizzati alla più brutale violenza, spezzati, feriti, protagonisti di match protratti fino ad un passo dalla morte, perché queste sono le regole del MMA. Una gara di bravura attoriale fra Joel Edgerton, Tom Hardy e Nick Nolte.
Ci sono due film diversi in WARRIOR. Uno racconta meglio di qualsiasi trattato di sociologia lo stato di generale disgregazione oggi in America: la crisi economica porta un onesto professore di liceo, da ragazzo promessa del pugilato, a fare il lottatore in incontri di arti marziali e la bella moglie a fare la cameriera in un bar notturno, perché la bolla dei mutui è scoppiata e la banca vuole riprendersi la casa. E il bigottismo e l'ipocrisia del sistema scolastico portano al licenziamento del sottopagato insegnante - amatissimo dai suoi studenti - appena viene scoperta la sua segreta attività, per altro non illegale, trasformandola così nella sua unica fonte di sopravvivenza.
E c'è la crisi di coscienza dell'eroico marine in Iraq, che finisce per disertare, oppresso dai sensi di colpa, quando si trova ad essere l'unico superstite del suo gruppo, bombardato dal fuoco amico. E c'è la crisi della famiglia: padre alcoolista e violento, la madre si porta via il figlio minore per poi morire in povertà e solitudine; il figlio maggiore, innamorato, resta, ma taglia definitivamente i ponti col padre.
Poi c'è il secondo film: il padre (Nick Nolte) non beve da 1000 giorni, il figlio minore (Tom Hardy) torna a trovarlo dopo 18 anni, ma non per fare la pace col padre: gli servono le sue capacità di allenatore, vuole vincere un torneo a 8 partecipanti di Mixed Martial Arts che ha in palio lo strabiliante monte premi di 5 milioni di dollari. E ne è all'oscuro l'altro figlio (Joel Edgerton) che, pur essendo troppo vecchio per questo sport, convince un amico di gioventù ad allenarlo per lo stesso torneo.
E questa è una storia non di persone ma di corpi: riplasmati dagli allenamenti, massacrati dagli incontri; corpi finalizzati alla più brutale violenza, spezzati, feriti, protagonisti di match insensatamente protratti fino ad un passo dalla morte, perché queste sono le regole del MMA.
Si è anche ritagliato la piccola parte dell'organizzatore del torneo il regista GAVIN O'CONNOR: fruga con la cinepresa come fra le macerie, fra il sudore, i lividi, il sangue; fotografa per gli interminabili 3 minuti di ogni round realisticamente, a volte freneticamente, ma senza compiacimento o inutili ralenti, ogni colpo, ogni caduta, ogni strangolamento, ogni sopracciglio e zigomo sanguinante, ogni spalla lussata; senza pudore, ma senza moralismo. E la scelta del lieto fine, con la riappacificazione dei tre uomini, per una volta non risulta né forzata né posticcia.
JOEL EDGERTON, semisconosciuto fino all'ottima prova nel gangsta australiano ANIMAL KINGDOM, mette al servizio della storia la sua faccia da uomo comune su di un corpo indistruttibile.
TOM HARDY ha recuperato lo stesso fisico straripante che aveva in BRONSON, la stessa cattiveria, più tatuaggi, forse meno follia, ma più disperazione negli occhi.
NICK NOLTE, forte bevitore fino a pochi anni fa (cosa che collaborò a distruggere 3 matrimoni e rischiò più di una volta di rovinargli la carriera), la cui prima interpretazione di successo fu il pugile in POOR MAN, RICH MAN (storia di due fratelli, uno pugile fieramente proletario, l'altro arrampicatore sociale, e dei loro conflitti col padre padrone) dà un'interpretazione da Oscar, lavorata tutta di sottrazione, riuscendo a nascondere la sua corporatura possente in un personaggio ripiegato su se stesso e consumato dai rimorsi. Nella scena in cui il figlio lo abbraccia e lo culla, quando dopo tanti anni di sobrietà si è ubriacato per la disperazione di essere rifiutato dai suoi figli, davvero spezza il cuore.
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