Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film
Dopo il coinvolgente The Fighter della scorsa stagione, questo film del pur onesto Gavin O'Connor di Pride and Glory non poteva non apparire come un fratello minore, un piu' modesto clone che tende al kitch e al piagnisteo tipico americano, alla sdolcinatezza senza freni e al sentimentalismo facile che tanto irretisce gli ingenui abitanti di quella grande nazione. La tentazione di classificarlo frettolosamente con due pallini soltanto l'avevo forte, ma poi ecco che, ripensando al volto scavato e consunto di quel fantastico ritrovato attore che e' Nick Nolte, e alla buona prova di un sorprendente Ton Hardy (ex fantastico Bronson), ho pensato che un giudizio del genere sarebbe sembrato troppo duro, implacabile, ingiusto per lo sforzo di almeno questi due eccellenti interpreti.
Un marine problematico si ricongiunge col padre ex alcolizzato dopo quattordici anni con il solo scopo di farsi allenare per partecipare (e vincere) il trofeo Sparta, organizzato da un magnate dei media e volto a decretare il campione mondiale di pesi medi del MMA (Arti marziali mistr), disciplina cruenta leggermente piu' elegante dello sport di Hulk Hogan.
Un professore di fisica con bionda moglie e due bionde figlie tutte scopre che perdera' la casa perche' non e' piu' in grado di pagarsi il mutuo. Cosa pensa di fare? naturalmente partecipare e vincere il trofeo suddetto che si terra' ad Atlantic City.
Poco dopo scopriamo persino che i due sono fratelli, separati pure loro uno dall'altro in quanto il primo andato a vivere con la madre malata, mentre il professore e' fuggito con la bionda fidanzatina che ha sposato, prolificando.
Dopo un po' di crucci, dialoghi talvolta agghiaccianti, un Nolte intenso e salvifico che evita che il film finisca sulle orme del peggior Stallone di Over the top, finalmente inizia il match. Sedici campioni che si sfidano, riprese davvero coinvolgenti, qualche stupidaggine tipo la musica di Beethoven come accompagnamento e riflessione per aiutare il combattente, e chissa' chi vincera' alla fine.
Melassa, sentimentalismi da soap, una buona direzione non coadiuvata da una adeguata stesura dei dialoghi, i due superbi attori gia' citati. Insomma un film che si salva in corner.
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