Regia di Michael Sucsy vedi scheda film
Non è la prima volta che mi càpita. Ovviamente con quel che costa oggi un biglietto di prima visione cerco di selezionare con una certa attenzione i film che scelgo di vedere. Ma si possono verificare situazioni contingenti, come in questa prima metà d'agosto in cui le proposte si riducono al lumicino, e allora sei costretto a scegliere quello che sulla carta ti sembra essere il meno peggio. E a volte il caso ti mette di fronte a pellicole che riscuotono il tuo interesse come non ti saresti mai aspettato. E' il caso di questo "La memoria del cuore". Il titolo dice già tutto: una storia d'amore, su questo non ci piove. E una pellicola che si presenta coi due protagonisti che sul cartellone e nel trailer si annunciano inequivocabilmente "coccolosi", difficilmente potrà riservare sorprese, per cui uno si prepara ad una visione ad alto tasso glicemico e a portarsi in tasca una congrua scorta di fazzolettini. Qualcosa peraltro avevo letto in giro, e tutto come previsto, a partire da quelli di "Sentieri selvaggi" (sito di cinema autorevole e "acculturato") che parlavano di "script indifendibile". E invece...invece ho ho visto una pellicola gradevolissima, che si fa seguire con piacevole interesse. Elegante ma non patinata. Tenera ma non sdolcinata. Insomma, il regista (tale Michael Sucsy, al suo debutto nel lungometraggio) ha saputo muoversi con circospezione su un terreno, quello della love story, ad alto rischio di scivolosità, ma soprattutto ha saputo dosare con grande equilibrio la quantità di "glucosio" presente nel prodotto, mettendo in scena un "dramma d'amore" sobrio e dignitoso che riesce ad evocare emozioni romantiche senza (quasi) mai cedere al ricatto o al compiacimento ruffiano verso lo spettatore. Gli elementi di un racconto sentimentale ci sono tutti ma esibiti con intelligenza, sviluppando un copione senz'altro prevedibile, ma che anche un cinefilo sgamato può seguire senza doversene vergognare. Va rimarcato poi che questo film, pur uscito senza pretenziose enfasi pubblicitarie, in patria ha raccolto al botteghino vastissimi consensi (qui da noi è uscito in poche copie e in una stagione morta, quindi durerà lo spazio di un mattino, ma questo è un altro discorso). L'importante, quando si vuole raccontare una storia d'amore, è non cedere alla tentazione del filtro patinato, ma proporre personaggi che in sede di sceneggiatura vengano dotati di carne e sangue nonchè di sufficiente personalità. E di questo va dato atto a chi ha scritto questa storia, adattando in realtà per il cinema un libro scritto a quattro mani dai coniugi Carpenter che nella vita hanno vissuto realmente la vicenda qui narrata. Quindi un punto lo abbiamo chiarito: questo NON è un film strappalacrime perchè -se la parole hanno ancora un senso- "romantico" e "melenso" sono termini che esprimono sensazioni differenti. Ciò detto, poi, per carità, io non nego a nessuno il diritto di detestare le storie romantiche come genere, solo con l'avvertenza di non nutrire nei loro confronti un'avversione quasi ideologica, diciamo manifestando dissenso con umiltà e senza supponenza (se posso fare un esempio personale, io non ho mai capito il genere "wuxiaplan", ma ho sempre chiarito che ciò è dovuto alla mia scarsa famigliarità con la cultura orientale). Ma poi, per tagliare la testa al toro, potrei citare una sequenza. Quella in cui i due protagonisti, seduti al tavolo di un ristorante, eseguono la "roulette russa del cioccolato" (chi vedrà il film scoprirà di che si tratta): è una scena che poteva benissimo essere declinata al melenso strappalacrime, e invece ha il suo apice tra le incontenibili risate dei due personaggi. Quello che sorprende, per chi fa un piccolo sforzo d'analisi, è che questo film, pur costruito secondo criteri hollywoodiani, è illuminato da una benefica luce "indie". In altri termini, drammone d'amore all'americana, certo, ma disseminato di suggestioni quasi da "Sundance". Si tratta di percezioni che si possono afferrare solo vedendo il film. Per esempio cogliendo un singolare discorso in cui il protagonista tira in ballo i Radiohead e una sua teoria sul formicolìo delle mani di Thom Yorke. Oppure quando si imbarca in una dissertazione sull'importanza delle piccole sale d'incisione per gruppi indipendenti rispetto all'avanzare delle produzioni "casalinghe". E le suggestioni in tal senso sarebbero anche altre, per esempio tali da poter individuare uno spirito "obamiano" (la protagonista ha votato per lui, apprendiamo nel corso del film). E questa impronta progressista risulta evidente nello stridente contrasto tra la Chicago delle ricche ville con ampi giardini abitate dalla borghesia medio-alta e gli appartamenti-laboratorio in cui gli artisti coltivano la loro creatività. La vicenda è "romanzesca" eppure è realmente accaduta. Due giovani sposi, innamoratissimi, hanno un incidente stradale, da cui lui esce praticamente illeso, mentre la ragazza subisce un trauma cranico che dissolve ogni ricordo dei suoi ultimi 5 anni di vita, tanto che non riconosce più nemmeno il marito. Naturalmente lo sposo le prova tutte, tra fatiche indicibili, per aiutare la consorte a recuperare i pezzi mancanti della sua vita, ma in questa sforzo deve sfidare i genitori di lei (ricchi borghesi che non lo hanno mai visto di buon occhio) e perfino l'ex fidanzato (che subdolamente approfitta della situazione per corteggiare la ragazza che a suo tempo lo aveva piantato). Quanto al cast, prima di elogiare i due protagonisti, non posso esimermi dal criticare la scelta di due "cariatidi" come Sam Neill e Jessica "botulino" Lange per affidare loro due ruoli inconsistenti e anche un pò ridicoli che sono la cosa più debole del film. Channing Tatum è -come tutti hanno scritto- una clamorosa rivelazione nelle vesti di tenero amante (anzichè nei consueti panni di energumeno picchiatore), davvero protagonista di un'ottima prova d'attore. Rachel McAdams non è ovviamente alla sua altezza, ma se la cava ugualmente assai bene: in molti l'hanno criticata, mentre io l'ho trovata deliziosa (in realtà quel suo incantevole viso da cerbiatta mi condiziona positivamente ogni volta che mi trovo a commentare una sua performance). In definitva, un dramma sentimentale onesto per chi possiede un animo romantico.
Voto: 8
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