Regia di Ivan Cotroneo vedi scheda film
Esordio alla regia per Ivan Cotroneo che sorprendentemente da sfoggio di una buona conoscenza del mezzo, peccato che invece sia proprio la scrittura la parte più deficitaria, ossia ci sono tante aperture molto belle ed appaganti in questo racconto, ma troppe vengono lasciate “deperire” quando il tempo ed i modi per trovare una quadra migliore c’erano tutti.
Napoli anni settanta, Peppino è un ragazzino circondato da una famiglia costituita da tante figure particolari come gli zii (Libero De Rienzo e Cristiana Capotondi) che cavalcano l’ondata libertina del momento, un padre (Luca Zingaretti) che ha una relazione extraconiugale e la madre (Valeria Golino) che cade in uno stato depressivo quando viene a conoscenza del fattaccio.
E per le strade del suo quartiere si aggira la trasognante e pazza figura di Gennaro, il superman della zona, che anche dopo la sua dipartita aleggia nell’immaginazione di Peppino che è in cerca di un amico e di un aiuto per comprendere il mondo degli adulti.
Film caratterizzato da una discreta sensibilità, da una felice ed originale fotografia di Napoli versione anni settanta e da alcuni guizzi registici che giustificano la discesa, o salita che dir si voglia, in campo dello sceneggiatore Ivan Cotroneo.
Tanti frangenti propri di ogni personaggio, spesso ben ricreati (per fare un esempio basta vedere come viene rappresentata la scena della lettera che uno spasimante fa avere alla collega del personaggio interpretato dalla Golino) anche se non sempre valorizzati appieno, pagine aperte, ma non sempre richiuse a dovere, squarci di sentimento, pulsioni e necessità.
Un film insomma molto ampio pur se limitato nel microcosmo di una famiglia che poi tanto micro non è proprio, peccato per un finale stringente che peraltro arriva troppo presto quando ancora ci si aspetterebbe di sentire e vedere tante altre svolte.
Esordio quindi segnato da qualità e dubbi, ma propositivo e che fa ben sperare qualora in futuro Cotroneo decida nuovamente di intraprendere la strada del grande schermo, più complicata rispetto alla candida e facilona televisione, ma anche più appagante quando le cose funzionano al meglio.
Discontinuo, ma in parte ispirato.
Adotta diverse soluzioni diversificate e gradevoli, ma non è sempre continuo ed appare un pò troppo stringente.
Comunque i "pro" superano i "contro" e già questo non è poco.
Ragazzino piuttosto spigliato (e ben guidato).
Quando si va verso il versante drammatico sa fare la differenza.
Complessivamente discreta.
Semplice e libertina.
Più che sufficiente.
Sempre piuttosto sicuro e sciolto.
Navigato.
Il ruolo gli calza a pennello anche se poi non può esprimersi come avrebbe potuto viste le limitazioni della parte e di una visione corale che non premia in modo particolare il suo personaggio.
Quando è in scena non sfigura di fronte ad attori più affermati di lui.
Largamente sufficiente.
La classe non è acqua anche quando non si è al centro dell'attenzione.
Direi che il ruolo surreale che gli spetta gli offre l'occasione di fare qualcosa in più e di diverso dalle consuetudini.
Pienamente sufficiente.
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