Regia di Ivan Cotroneo vedi scheda film
Se una cosa manca al cinema italiano di questi ultimi anni è uno sguardo complice e non compiaciuto per quella particolare età che sul limitare dell'infanzia si dirige a grandi passi verso l'adolescenza. Cosa che mi sembra presente nel cinema francese che sta continuando a fornire ottimi ritratti di questo tipo.
La kryptonite nella borsa progetto che Ivan Cotroneo trae da un proprio libro di qualche anno fa vuole ridurre questo gap tra il nostro cinema e quello d'Oltralpe.
Presentando la storia di Peppino, 9 anni agli inizi degli anni '70, in una Napoli coloratissima, piena di figli dei fiori, tra l'urgenza del racconto di formazione e lo sguardo gentile dell'amarcord, La kryptonite nella borsa è un curioso oggetto filmico che ostenta il proprio vintage pop e che ha il gusto di delineare minuziosamente i personaggi attorno a quello di Peppino che in fondo tanto protagonista non è. Forse il suo personaggio è quello più lasciato in disparte.
Abbiamo un padre (Luca Zingaretti) fedifrago impenitente ma in fondo attaccato all' istituzione familiare, una madre depressa (Golino)che non trova meglio che avere una liason con il suo psicoterapeuta (Gifuni) , un fratello e una sorella (De Rienzo e Capotondi) in pieno fermento hippy che si palleggiano Peppino come un peso sperando che non intralci i loro piani, una zia (Nappo,o cugina più grande?boh! mi sono perso qualche legame familiare) zitella per scelta altrui che finalmente trova qualcuno che si interessi a lei.
Poi abbiamo il cugino di Peppino, un po' svitato visto il suo vizietto di andare in giro col costume da Superman, che un giorno viene investito da un autobus.E si ripresenta da lui come fantasma per aiutarlo a prendere le decisioni importanti.Per farlo crescere insomma, limitando i danni.
In realtà a parte un bozzetto di ritratto familiare e d'ambiente il film di Cotroneo non offre altro: si tratta della solita storia di corna in una famiglia disfunzionale e di un bambino impacciato, vittima di atti di bullismo che deve cercare di formarsi il più in fretta possibile.
Il problema della pellicola è che cerca meritoriamente una nuova via della commedia all'italiana ma in realtà si ferma alle intenzioni, è tutto appena abbozzato.
All'inizio si sorride e ci si diverte poi quando ci si aspetta che il film decolli si rimane abbastanza delusi. Bravi attori, belle scenografie ma una ricostruzione d'epoca palesemente falsa. O forse non vuole neanche essere verosimile. Piacevole sentire Lust for life di un Iggy Pop d'annata. Ma che c'entra?
All'ombra del Vesuvio non c'è traccia di Hollywood.
La confezione di lusso con una fotografia dai colori caldissimi del grande Luca Bigazzi non riesce a nascondere le debolezze di base.
(bradipofilms.blogspot.com)
la regia è vivace, molto più del film...
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