Regia di Ivan Cotroneo vedi scheda film
Ivan Cotroneo al primo lungometraggio, tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista e pubblicato nel 2007, dimostra una valenza cinematografica e un approccio alla ripresa di buon livello. Le inquadrature, gli ambienti e alcune intuizioni danno risalto alla pellicola e alla generosità che egli mette in ogni passo del film. Tuttavia qualche furbizia, facile accostamento, vintage fotografico e risalto non centrato contribuiscono ad abbassare il tono dello stesso. Comunque è da apprezzare il tutto e lo stile ‘accattivante’ che rendono godibile e fruibile la storia. “La Kryptonite nella borsa” è solo un pretesto narrativo per raccontare la vita strana di una famiglia ‘sui generis’ e ‘sopra le righe’ dove un bambino di nove anni (Peppino) trova difficoltà ad avere un certo spazio ma nello stesso momento incide nel variare la stessa vita familiare formata da componenti variopinti e accessoriati di ogni problema (e anche di qualcosa che dovrà venire nel futuro e che oggi conosciamo con senza irriverenza).
Nell'anno 1973 c'è una famiglia composta da depressi (la mamma Valeria Golino), traditori (il papà Luca Zingaretti), un bambino occhialuto (Luigi Catani), due zii troppo hippie (Cristiana Capotondi e Libero Di Rienzo), un Superman fuori dal mondo (Vincenzo Nemolato) e poi uno psichiatra amorevole (Fabrizio Gifuni), una maestra ardimentosa (Rosaria De Cicco), una zitella vogliosa (Monica Nappo), un conquistatore cocciuto (Massimiliano Gallo), dei nonni alquanto fastidiosi e delle donne da mercato sapienti e impiccione.
Tutto il ‘carosello’ napoletano entra in gioco con musiche d’epoca e interni popolani: un virtuosismo di facce e facciate bello e anche (per certi versi) interessante nella prima parte. Il film parte bene e fa presa sullo spettatore e un paio di sequenze (di facile veduta) entrano subito in chi guarda: il ballo a due-familiare e il ballo multicolore all’esterno sono un collante preciso e indicativo della trama. Poi il film si sposta sui singoli personaggi e soprattutto su Rosaria Sansone (Valeria Golino) e sulle sue visite allo studio medico di Matarrese (Gifuni): qui la parte del film risulta poco coinvolgente e alquanto poco scherzosa e ballabile per lo spettatore. La bravura della Golino resta a se stante e l’incontro mamma-figlio-padre non coinvolge pienamente.
Si perde quel barlume fantastico e sopra le righe che il regista vuole (vorrebbe) riscattare con la parte finale (Superman e Peppino che guardano dall’alto la città…stile “La storia fantastica”) ma il film perde appetibilità e gusto (vero) del ‘carosello’ casalingo fuori da ogni facile caricatura e di un oltremodo ‘mondo’ privato sfacciato e non di routine. Il ballo di Peppino (come di altri più grandi) nudo e poco avezzo alle mode (di altri) rompe lo schema e chiude il gioco irridente del film troppo presto.
Di buon livello la recitazione della Golino e di Zingaretti. Come sempre bravo e di basso profilo la prova di Gifuni. Da menzionare la fotografia di Luca Bigazzi (che tende ad avere influenze un po’ troppa da reclame). La regia di Cotroneo è discreta.
Voto complessivo: 6+.
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