Regia di Edmond Budina vedi scheda film
Nel caos geopolitico dei Balcani post comunismo, tutto può succedere: per spostare il confine qualche metro più in là e allargarsi a scapito del Paese vicino si scomodano anche i defunti. Capita così che un prete ortodosso si metta a rubare le ossa di comuni cittadini albanesi, seppellendoli sotto nomi di veterani greci:?dove è inumato un eroe di guerra, il terreno diviene automaticamente suolo nazionale del rispettivo soldato. Il gioco regge finché, per errore, un feretro battente (in tutti i sensi) bandiera francese finisce proprio nel villaggio albanese, e le parenti del defunto cercano di riappropriarsi delle (mentite) spoglie. Edmond Budina, albanese trapiantato in Italia, all’opera seconda ritorna in patria per mettere in scena, attraverso una commedia dalle venature nere e surreali, lo spirito cocciuto e battagliero del suo popolo, ritagliandosi il ruolo cruciale del burbero sacerdote maneggione. Il soggetto (ispirato, per quanto bizzarro, a fatti realmente avvenuti in Albania) funziona e Budina sa filtrare il tutto con la giusta ironia. Peccato però che il comparto attoriale (soprattutto le due protagoniste femminili) non sia all’altezza del gioco e che la sceneggiatura si perda in mille rivoli fra equivoci, fughe, cacce al tesoro e trame doppiogiochiste: il bel piglio vitale e sornione della commedia s’inceppa in un caos troppo programmatico.
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