Regia di Dino Risi vedi scheda film
"Gli Italiani non hanno costumi,essi hanno delle usanze...."
E' Giacomo Leopardi a dirlo,mica uno qualunque,chissa' cosa avrebbe pensato il sommo poeta vedendo l'italiano MOSTRO rappresentato alla grande dal triumvirato RISI-GASSMAN-TOGNAZZI.Siamo nel 1963 è l'Italia è un paese che cambia,le campagne si spopolano e i candidi contadini scompaiono,aumentano le fabbriche e il boom economico stravolge un intero modus-vivendi,ora non è piu' il pane il valore "sacro" di una famiglia,ma il televisore,la lavatrice e le gite al mare.Uno stravolgimento antropologico delle usanze e dei "costumi",una rivoluzione avvenuta nel giro di un decennio.L'italiano da "cinema" non è piu' l'Antonio Ricci di De Sica o l' Anna Magnani di Rossellini,passando anche per il sottoproletario dei libri pasoliniani.Quell'Italiano (e quell'Italia) non esiste piu',il benessere ha tramutato le "usanze" e deviato i caratteri verso le pergole del cinismo e della sbruffonagine,una caduta verticale dei vecchi valori ha fatto il resto e l'"Homo italicus" ha cambiato volto.Un quadro rivoluzionario di una mutazione antropologica che il cinema italico ci ha descritto alla grande.Dino Risi è stato forse insieme a Monicelli e Scola il piu' arguto a dipingere un autentico quadro cialtronesco,tutto cio' era gia' stato sondato da Fellini nel fantastico la "Dolce vita",con i suoi divertimenti effimeri,ma il quadro del riminese era incentrato su l'èlite dell'alta aristocrazia e le vie romane coi suoi vip.I primi archetipi del vero "italiano medio" erano i ladruncoli dei "Soliti Ignoti",personaggi comunque ritagliati in un contesto ancora da dopoguerra.Il primo vero "cialtrone" del grande schermo,il vizioso e viziato ma fondamentalmente depresso e superficiale era il Bruno Cortona dello splendido "Il Sorpasso",girato da Risi nel 1962 e picaresca avventura dal tocco esistenziale che sondava l'italiano e l'Italia del boom.Una storia da commedia, ma alla fine molto introspettiva sul cambiamento di un popolo viziato dal benessere.Gli italiani in tutta la loro complessita' cialtrona,edonista e furbastra saranno tutti in questo film del 1963.Risi ruota la macchina da presa a 365 gradi nell'Humus italico in continuo cambiamento,dai vizi senza virtu' alla MOSTRUOSITA' senza appello.Gassman e Tognazzi sono i "mostruosi" in tutti sensi,nelle superbe interpretazioni calcate di grottesco e nella loro indole cinica e furba,totalmente italica.I MOSTRI diventa in questo caso commedia travestita da opera sociologica sondante il terreno di un mal costume che avanza inesorabile.20 episodi succosi e gustosi che rivisti oggi hanno un "candore" quasi innocuo rispetto all'Italia di odierna.Ma siamo nel 1963 ricordiamocelo e si passava dal contadino ignorante all'italiano furbo e rampante.Risi dipinge con ironia cinica non nascondendo nulla di un popolo (de)generato da un benessere portatore di vizi e "usanze" come amanti,auto nuove,TV ipnotiche e mignotte, l'Italia che avanza è quella mostruosa delle assurdita',dove il bimbo "migliore" è quello piu' furbo,dove pugili suonati tornano sul ring,e dove le arringhe difensive sanno di spiate collettive.Come ribadito prima Gassman e Tognazzi sono magnifici nel loro trasformismo,camaleonti all'opera di Risi per una mostra di "Mostri",questo film suona cosi',nella sua regia impavida e insolente sembra di assistere ad un campionario gratuito di vizi e nevrosi popolari.Si ride tanto di gusto,ma anche amaro per il Belpaese dove le vecchine innocue fanno le "stuntman" per il cinema,i MOSTRI è un opera che fa ridere e riflettere sulle mutazioni di una societa',dove i critici erano i registi come Risi o Monicelli,coadiuvati da penne acute come Maccari,Scola,Age e Scarpelli,gente dotata di spirito d'osservazione senza eguali,di quelli che la mattina salivano sull'autobus e guardavano negli occhi I MOSTRI italici per poi farceli conoscere su larga scala,questo si che era grande cinema,chissa' oggi cosa ne penserebbero(o cosa scriverebbero) i Risi,Monicelli e Maccari dell'italiano di REALITY......
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