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Red State

Regia di Kevin Smith vedi scheda film

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La recensione su Red State

di maurizio73
6 stelle

Attirati con l'inganno per un rendez-vous sessuale con una matura donna sola, tre adolescenti di una piccola cittadina di provincia si ritrovano prigionieri di una setta religiosa radicale capeggiata da un farneticante pastore cristiano omofobo e guerrafondaio. Quando i gruppi speciali sono chiamati ad intervenire per ripotare l'ordine e la legalità, sarà una strage.

 

 

Red State (2011): La Locandina del film

 

In questo film presentato al Sundance nel 2011 e distribuito in America direttamente per il mercato dell'Home Video, l'estro dissacrante e feroce del solito Kevin Smith non sembra guardare in faccia nessuno, mettendo sullo stesso piano le derive incontrollabili del fondamentalismo endogeno di matrice religiosa e la repressione autarchica di uno stato di diritto pronto ad applicare la legge del più forte nella risoluzione delle controversie interne.
Se le due facce di una stessa medaglia sembrano avere a che fare con le basi strumentali su cui si fonda la immatura democrazia americana che vuole da un lato sancire l'inalienabilità costituzionale ad esprimere la propria opinione in campo religioso (1° emendamento) e dall'altro controllarne le derive oltranziste attraverso l'uso indiscriminato della forza, il discorso di Kevin Smith diventa il terreno di uno scontro ideologico che fa presto a trasformarsi in una piccola guerra civile con uomini armati fino ai denti ed asserragliati su fronti opposti pronti a darsele di santa ragione e soprattutto a non fare prigionieri.

 

 

 

Sebbene scandito da solito humor grottesco che, nella prima parte, finisce per mettere alla berlina le solite contraddizioni di un moralismo trasversale e ridicolo (lo sceriffo sodomita e ricattabile, i funerali per un omicidio xenofobo come vetrina per una ribalta mediatica, le esecuzioni sommarie di una religiosità malata ed avventista che predica amore e semina tempesta, il cinismo burocratico di apparati di comando da 'Orizzonti di Gloria' in salsa texana), nella seconda non si risparmia l'orrore di un bagno di sangue in cui gli innocenti sono fatti fuori per primi ed il feroce sarcasmo di una mitologia apocalittica che fraintende una boutade ecologista per le solenni trombe del Giudizio Universale. Insomma le contraddizioni di una civiltà fondata sulla violenza dal punto di vista di un cattivo maestro del 'politically uncorrect' laddove, sembra dirci Kevin Smith, "L'Italia sarà pure solo un Paese pieno di italiani" ma l'America è un paese pieno di pazzi scatenati.

 

 

 

Red State (2011): John Goodman

 

Nonostante la compattezza del plot e la distribuzione televisiva, è un film che assolda un cast di buon livello in cui spiccano la inattaccabile flemma di un invasato Michael Parks e la classe inarrivabile del grande (e grosso) John Goodman.

 

 

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