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Red State

Regia di Kevin Smith vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Red State

di alan smithee
8 stelle

Le persone fanno le cose più strane quando credono di averne il diritto.....Ma fanno cose ancora più strane quando credono semplicemente”.

Gran film, horror maturo che sfocia nelle tematiche adulte - inconsuete per un film di genere - della intolleranza, così come dell'arida burocrazia e superficialità con cui spesso vengono affrontati casi urgenti o coordinate azioni d'urgenza volte a risolvere particolari situazioni d'emergenza.

Come questa che vede una setta di fanatici religiosi omofobi ed ossessionati dal concetto del peccato come viatico per la dannazione senza appello che, al seguito di un mellifluo e diabolico predicatore, il pastore Albin Cooper, si asserragliano nella loro dimora con all'interno tre ragazzi catturati con un espediente-tranello ingegnoso e portati in cantina per essere seviziati e torturati, in modo da espiare le proprie colpe e la propria lasciva postura esistenziale.

Facendosi ingannare da un annuncio ammaliante, tre ragazzetti di provincia si recano ad una presunta orgia organizzata nei pressi di una roulotte nel bosco, e vengono presi in ostaggio dal gruppo rappresentato dal luciferino enigmatico ed ammaliante predicatore, per il tramite di una fanatica proselita del sedicente religioso.

Per caso e a sue spese un poliziotto ode degli spari e riesce a chiamare rinforzi prima di venire abbattuto, mentre all'interno i tre ragazzi catturati lottano per rimanere vivi dopo torture e processi sommari incredibili.

L'intervento di una forza specialistica capitanata da un professionale e corpulento agente dell'Fbi, farà tutto il possibile per evitare che la situazione degeneri, ma riuscire a contenere la strage, che coinvolge pure un buon numero di ragazzini innocenti, sarà una lotta davvero ardua ed impossibile.

Kevin Smith, non nuovo ad incursioni horror e subito prima del bizzarro, a tratti affascinante, ma meno riuscito Tusk (con cui ritrova il grande e mefistofelico Michael Parks), sforna lungo la sua nutrita filmografia, finalmente un film maturo che coniuga l'horror con tematiche per nulla ridanciane, senza per questo rinunciare ad ironia e sarcasmo.

Grande John Goodman, forse meno gigantesco del solito ma solido efficace interprete come si è sempre rivelato, gigione ma con buone motivazioni Michael Parks, ma soprattutto grandiosa, come sempre, Melissa Leo, attrice straordinaria sempre, in grado di rendere alla perfezione figure eccessive e devastate di donna che si rifugiano, come in questo caso, nella folle ricerca di una pace interiore conquistata a forza di violenza e intransigenza che non ammette eccezioni.

Il volto nascosto, credulone ed ignorante, violento ed intransigente dell'America delle periferie che ci fa davvero paura.

 

 

 

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