Regia di Kevin Smith vedi scheda film
Il primo film di Kevin Smith 'maturo': e finalmente! L'esperimento quasi riuscito di Poliziotti fuori, uscito l'anno precedente, ci consegna un regista d'azione niente male, che sa come far montare la suspence e come sfogare l'adrenalina dei personaggi (e dello spettatore) in una salva di scene di sparatorie, torture, malvagità a dir poco epiche. Abbandonata del tutto la commedia, ecco che Smith, anche sceneggiatore, riesce in ciò che più gli pareva lontano fino a soltanto un paio di pellicole fa: la critica sociale impegnata, da sempre sostituita nei suoi film da un blando qualunquismo a stelle e strisce, in nome del lieto fine hollywoodiano e dello spettacolo fine a sè stesso. Qui invece la maturità dell'autore si misura proprio nella sua capacità di conferire uno spessore critico alla storia, di mettere in piedi un'analisi sociale - sia pure grezza, a suo modo, e limitata al triangolo sesso/religione/politica - che vada oltre agli stereotipi e alle facili battutine che caratterizzavano i suoi precedenti lavori. Perchè lo sguardo di Smith non è unilaterale, beffardo per forza (e quindi scontato), talmente obbligato al politicamente scorretto da risultare prevedibile: no, questa volta ce n'è per tutti, dai politici alla chiesa, dalle forze armate ai pervertiti su internet, dai facili guru ai difensori delle armi. Tutti accomunati da una singolare caratteristica: la monomaniacalità del loro credo, l'indistruttibilità e indiscutibilità delle loro idee; fino a quando l'uomo non riuscirà a riconoscere negli occhi del suo rivale quelli di suo fratello, è inevitabile la carneficina. Morale (banalotta e) ultracristiana? Sì, ma non solo, chiaramente; e d'altronde non era la stessa che applicava ai suoi film quello sconcio pornografo provocatore di Russ Meyer? Un John Goodman da antologia guida un cast privo di grandi nomi, ma in cui tutto e tutti funzionano; Smith si occupa anche del montaggio: drastico, piuttosto serrato; 90 minuti in tutto per una storia ricca di personaggi, avvenimenti e soprattutto colpi di scena, alcuni sempliciotti ma molti altri riusciti: si pensi solo a come cambi almeno tre volte il protagonista centrale della trama (il ragazzino, il pastore, il poliziotto: sesso, religione, politica). 6,5/10.
Tre ragazzini seguono un annuncio pornografico su internet e, una sera, si ritrovano nella roulotte di una matura ninfomane. La donna li droga e li consegna al reverendo pazzo Abin Cooper, che nella sua chiesa, segretamente, tortura a morte omosessuali e pervertiti di ogni genere. Solo l'intervento di un sanguinario agente Fbi potrà sistemare l'intricata situazione.
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