Regia di Peter Weir vedi scheda film
Al film riesce il gioco di prestigio di descrivere la giungla come un paradiso e inferno al tempo stesso e invia un eccellente Harrison Ford verso una sorta di Ground Zero della civilizzazione. È lì, tra arbusti seccati e capanne traballanti, che il protagonista Allie Fox, fuggendo dalla imminente
implosione di una America troppo consumistica e decadente e a suo avviso prossima alla rovina totale, vorrá realizzare con tutta la sua famiglia la sua visione di una vita piú sociale e giusta. Una volta giunti a destinazione Fox deve riconoscere, dopo una prima fase molto promettente, che perfino lí, in
una terra senza prospettive, tutto segue delle regole ben precise, e che la strada verso il paradiso é cosparsa di molti più sassi di quanto pensasse.
La caratterizzazione del personaggio é realizzata con eloquenti monologhi irritati del copione di Paul Schraders e con l' alternanza tra rassicuranti pittoresche inquadrature, con quelle piú squallide di regresso e marciume, in sintonia con gli sbalzi di umore del protagonista, che prima si fa accettare
dalla comunitá per il suo impegno verso gli indigeni, poi offende nel modo piú razzista il simpatico battelliere Mr. Haddy.
Con mano sapiente il regista descrive gli stadi del decadimento psichico di Fox,infetto da una sorta di idealismo eroico percepito come una malattia tropicale, che lo induce dopo una breve incubazione alla follia e perfino all'omicidio.
La sua sfida dapprima solo dialettica poi senza esclusione di colpi con il suo rivale, praticante cristiano, Fox la percepisce come una contrapposizione tra oppurtunismo religioso e idealismo scientifico, e lo rafforza ancora di piú nel suo credo in un mondo migliore.
Ma il credo incrollabile e assoluto in qualsiasi cosa si trasforma molto spesso in intolleranza e sfocia quasi sempre nella violenza.
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