Regia di Davide Marengo vedi scheda film
Un avvocato torinese (Caprino) separatosi suo malgrado dalla moglie (Sansa) si trova invischiato in una complicatissima vicenda di crimini finanziari. Al centro di essa c'è la nuova proprietaria di una multinazionale (Crescentini) che traffica con un dittatore sudamericano, ma il vero deus ex machina dell'intera faccenda è un ottantenne fintamente interessato alle energie pulite (Leroy) ma in realtà in combutta con loschi faccendieri che trafficano con le scorie radioattive.
Dopo Notturno bus e Un fidanzato per mia moglie, il regista Davide Marengo dimostra una volta di più di avere idee assai confuse sulla strada da intraprendere. Qui l'asticella delle ambizioni viene issata che più in alto non si potrebbe (sebbene sia notevole, per tecnica di ripresa e montaggio, la scena iniziale ambientata nel 1918), il racconto è a puzzle, alcune figure di contorno sono totalmente fuori registro (quelle di Frassica e Pannofino in primis) e lo standard recitativo è appena sul livello di guardia. Un'occasione persa tanto per l'originalità del tema (che avrebbe potuto costituire la via italiana a film come Margin call o Blood diamond), quanto per la possibilità di cercare una nuova strada al film di genere, che si perde in un'opera a teorema nella quale tutti tradiscono tutti.
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