Regia di Sophie de Daruvar, Yves Thomas vedi scheda film
Al fine di evitare una pesante incriminazione, Judith, infermiera in un ospedale oncologico di Parigi, è costretta a dimettersi per aver aiutato a morire alcuni pazienti in fase terminale. Spaventata dal carattere scorbutico di Roland, suo marito, non trova il coraggio di raccontargli la vicenda e finge di continuare a recarsi al lavoro come se nulla fosse accaduto. Ben presto, però, Roland scopre la menzogna e comincia a pedinare la moglie. Convinto in un primo tempo che questa abbia un amante, con il passare dei giorni nota che Judith si reca presso diversi indirizzi e comincia a sospettare che abbia iniziato a prostituirsi, tanto più che, a dispetto del lavoro perduto, la donna sembra non avere alcun problema economico. La realtà è di tutt’altra natura. Judith è l’”angelo” del titolo: ha messo a disposizione la sua capacità di somministrare la “dolce morte” a chi, giunto al limite della sofferenza, glielo chiede. Il film ha il merito di prendere di petto il tema dell’eutanasia, ma con esiti discutibili. Opera prima di due registi a me sconosciuti, non è privo di difetti narrativi, tipici di chi si è proposto un traguardo troppo difficile da raggiungere. Può tuttavia contare sulle preziose interpretazioni dei due protagonisti e, soprattutto, sull’effetto sorpresa. La scoperta dell’attività cladestina di Judith avviene gradualmente, svia lo spettatore e non manca di suspense. Al contrario, le troppe scene in cui Roland pedina la moglie peccano di ingenuità. Film massacrato dalla critica francese, che gli rimprovera di non aver saputo osare di più, soffermandosi eccessivamente sul difficile rapporto della coppia di coniugi. Può darsi, ma le splendide prestazioni di Isabelle Carré e Sergi Lopez non mi hanno certo annoiato. Una curiosità: il film è stato girato durante la campagna elettorale di François Hollande, nel corso della quale l’attuale Presidente manifestò la sua intenzione di prendere in esame l’ipotesi di legalizare l’eutanasia in Francia...
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