Regia di Philippe Claudel vedi scheda film
Incredibile scivolone dell’autore del bello e sopravvalutato Ti amerò sempre (che poteva contare sulla magistrale performance di Kristin Scott Thomas), questa fragilissima commedia sentimentale sui turbamenti di una famigliola italiana in Francia. Tentando di ripristinare un cinema morto e defunto che da un punto di vista commerciale aveva creato un sistema importante e fortunato nell’ambito delle coproduzioni e da un punto di visto culturale aveva saputo arginare le millenarie antipatie tra italiani e francesi nell’ottica di un progetto organico non lontano dall’idea di un cinema europeo, Philippe Claudel mischia Il tempo delle mele e Il padre di famiglia, Muccino e Lelouch, Scola e la tarantella: l’operazione non funziona innanzitutto sul piano della scrittura (personaggi scontati, situazioni prevedibilissime, atmosfere già viste) e in più non riesce a scegliere cosa essere, battendo troppe strade senza molta convinzione e convincendo davvero soltanto in certi passaggi malinconici che coinvolgono la monumentale Anouk Aimée.
Va meglio per quanto riguarda la direzione degli attori, in cui gli italiani recitano sicuramente meglio dei cugini a cominciare da quel Stefano Accorsi che negli ultimi tempi da noi ha avuto poche occasioni di dimostrare qualcosa di diverso (La vita facile) e dalla piccola Lisa Cipriani. Caricaturale Neri Marcoré con un personaggio tragicomico che avrebbe meritato più attenzione e meno sciatteria. Il resto, a parte l’insolita simpatia di un regista francese contemporaneo nei nostri confronti, è poca roba, resa ancora più detestabile da un doppiaggio indecente. E un titolo senza alcuna dignità che travia l’originale e più adeguato Tous les Soleils.
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