Regia di André Øvredal vedi scheda film
Non ci credo... esistono i Trolls!!!!
Tra il mockumentary ed il found footage questa originale pellicola si fregia di una delle location naturali possibili più affascinanti: le foreste, i fiordi, le grotte e gli ambienti inospitali di una fredda Norvegia che si rivela fondamentale per creare un climax tra l’horror e il grottesco dove il regista sguazza felicemente e dove veniamo catapultati con la sensazione di assistere alla vicenda descritta in prima persona.
Questo grazie all’ormai vecchio ‘trucchetto’ (ricordate Cannibal holocaust) della registrazione ritrovata, e che ci viene testé mostrata, non prima di una scritta esplicativa, poco dopo i titoli di testa, nella quale veniamo messi in guardia dal fatto che ciò che verrà mostrato descrive una storia vera che le autorità ‘ufficiali’ vogliono tenere segretata.
Se qualcuno si ricorda potremmo paragonare il lungo incipit al prologo del film ‘il cameraman e l’assassino (mi raccomando se non lo conoscete recuperatelo immediatamente!) dove una troupe, munita di telecamera, di giovani studenti convincono un sedicente serial killer a seguirlo nelle proprie ‘azioni’ diventandone di fatto i biografi in presa diretta (se così si può dire).
Nella fattispecie nell’opera di André Ovredal non si tratta di un serial killer ma di un rude, solitario,puzzolente e ambiguo cacciatore che si scoprirà essere, nientepopodimeno, ( purtroppo il titolo così esplicito non facilità certo l’effetto sorpresa) un cacciatore di trolls!
Incredibile ma vero, questi esseri leggendari della tradizione nord-europea, si scoprono tutt’altro che piccoli spiritelli capricciosi, come erroneamente credevo, bensì capaci di stragi di animali e di umani riuscendo a raggiungere dimensioni gigantesche!
Ottimi gli effetti speciali e la fattura delle numerose riprese notturne, che hanno messo a dura prova il lavoro del direttore della fotografia.
Come per il recente ‘Autopsy of Jane Doe’ manca ‘la zampata decisiva’ che permetterebbe alla pellicola di ‘elevarsi’ a film di culto anche se la ‘ricetta’ perché ciò avvenga onestamente non esiste.
Forse un tocco di splatter in più avrebbe aiutato (al mio giudizio senz’altro) o magari ‘buttandola’ sulla critica verso quella che Pasolini chiamava l’anarchia del potere (in questo caso da parte delle istituzioni ufficiali medesime).
Comunque da vedere.
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