Regia di André Øvredal vedi scheda film
Tre studenti universitari Norvegesi, indagando sugli inspiegabili eventi legati alla morte di orsi presso le foreste di un piccolo villaggio tra i fiordi, si imbattono in un rude cacciatore che nasconde uno sconvolgente segreto nazionale: egli è incaricato da una agenzia governativa segreta di tenere sotto controllo e ben nascoste alla popolazione la presenza delle titaniche e misteriose creature della tradizione mitologica note come Troll. Il resoconto filmato del loro documentario viene fortunatamente ritrovato dopo la loro improvvisa ed inspiegabile scomparsa.
Singolare e per certi versi riuscito tentativo di giocare con l'artificio pseudo documentaristico del mockumentary nel rinverdire una tradizione favolistica legata alla mitologia nordica che da un lato strizza l'occhiolino alle bistrattate produzioni del genere (per lo più teen ager che armeggiano con una imperitura camera a mano nel tentativo di documentare fenomeni bizzarri o raccapriccianti fin dai tempi di BWP) e dall'altro anima la moderna epica di una civiltà dell'immagine che sembra costituire il paradigma di una nuova e indiscutibile obiettività (se è stato filmato deve essere vero!). Il presupposto legato a questo reperto dell'inspiegabile o dell'incredibile è il ritrovamento (ancora meno credibile) di un documento filmato che sopravvive indenne alla scomparsa della improvvisata troupe di cineamatori che nel frattempo si suppone abbiano fatto una brutta fine proprio per mano di chi, nolente, avrebbe potuto far ritrovare il girato. Se è vero che questo limite formale è motivo di ilarità tanto nella variegata platea di un pubblico sempre più smaliziato che nei sempre scettici addetti ai lavori, in questo caso la solerte produzione norvegese (Toh sempre loro! Come il team di scienziati antartici giustamente decimati dalla camaleotica creatura dello spazio di Nybye e Carpenter) rincara la dose inscenando una fantomatica teoria del complotto legata ad un mistero nazionale tenuto gelosamente segreto (non si capisce bene se per proteggere la popolazione o le millenarie creature dei boschi) grazie alle fortunose caratteristiche garantite dalla stessa tradizione mitologica: creature notturne, endemiche di località boschive o montane inaccessibili, mortalmente avulse alla radiazione solare, e chi più ne ha più ne metta. Non bastasse questo il solerte André Øvredal si diverte un mondo ad arricchire la narrazione on the road di questi cacciatori di tornado nella terra dei Troll completando e confermando scientificamente (con tanto di dottoressa che ci spiega la 'rava e la fava') tutte le altre caratteristiche di una fisiologia animale fatta di nasi lunghi, prolungamenti caudali, zampe tetradattili, insopportabile fetore, polimorfismo intraspecifico (ce n'è davvero per tutti i gusti da quelli di montagna a quelli di foresta) e dall'altro introducendo la figura di un mentore eroe come nella migliore tradizione norrenica. Se questo è utile e simpatico per farci conoscere usi e costumi di una terra lontana e inospitale, è pur vero che alla lunga lo spettacolo finisce un pò per stancare prendendosi troppo sul serio (tranne che nel turn over dei cameramen che sfiora l'involontario ridicolo: la sostituta è bruna,carina e musulmana) e non ci resta che ringraziare l'autore per averci risparmiato tutti gli utimi 100 minuti di girato che non sono rientrati nel 'director's cut'.
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