Regia di Richard Ayoade vedi scheda film
Impossibile non apprezzare una piccola perla come Submarine. In questo film (prima e riuscita prova del regista Richard Ayoade) tutto risulta amorevole: la regia, lo stile, la fotografia, la colonna sonora, la caratterizzazione dei personaggi. Rispetto a molti film che trattano anch'essi il tema dell'adolescenza, in Submarine non troviamo alcuni odiosi cliché presenti nella maggior parte dei film americani. Il protagonista non è popolare, non si innamora della ragazza bella e impossibile del liceo, e non si può certo parlare canonicamente di “lieto fine”. Oliver Tate è un ragazzo di quindici anni diverso dai suoi coetanei: intrattiene un infinito dialogo con se stesso, ama la solitudine, impiega parte del suo tempo ad immaginare come reagirebbero gli altri alla sua morte, è un ottimo osservatore, cerca di evitare la monotonia della quotidianità passando ore ad ammirare il mare. Al contempo, però, passa attraverso tappe comuni: si innamora per la prima volta, cresce accorgendosi che il matrimonio dei suoi genitori presenta delle crepe, si confronta con la morte. Tramite la voce fuori campo del ragazzo, entriamo nel suo mondo, ci è possibile immedesimarci, ricordarci di un'età piena di contraddizioni come l'adolescenza, che però risulta importante per la formazione successiva del diventare adulti. A tale proposito è Oliver Tate stesso a dire: “Mi ricorderò di Jordana quando avrò 38 anni”, ed è vero, il frullato di emozioni di cui fa parte il primo amore non si può dimenticare, né si può sottovalutare una fase così necessaria della vita come la prima gioventù. Il film si configura come una lunga narrazione di tutto ciò, con toni decisamente divertenti e ironici, dove però non mancano le pause: i momenti in cui Oliver ascolta musica sono tra i più lirici e sentimentali del lungometraggio. È questa una sorpresa all'interno della pellicola: sappiamo che Oliver è innamorato, ma vediamo solo poche scene in cui è in compagnia di Jordana, e il regista decide anche di non soffermarsi sulla loro così fatidica “prima volta”. È come se potessimo solo assaggiare degli spuntini della loro storia d'amore, tutto il resto è nelle nostre capacità immaginative, così come il finale chiaramente aperto. Nonostante ciò, tutto il film risulta limpido, pulito, chiaro, piacevolmente scorrevole, non necessita di interpretazioni filosofiche, di speculazioni o di qualsiasi altro tipo di decodificazione. Quello che trasmette, che rimane dopo la visione, è una gradevole dolcezza, pur non trattandosi di spensieratezza: la pellicola ha il valore di toccare temi complessi in maniera delicata e semplice.
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