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Submarine

Regia di Richard Ayoade vedi scheda film

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La recensione su Submarine

di OGM
8 stelle

Sottomarina è la depressione di chi si smarrisce. E sottomarino è il segreto rapporto di amore/odio di un adolescente nei confronti del mondo degli adulti, a cui vorrebbe appartenere, pur non approvandone le dinamiche. Oliver Tate è un ragazzino inglese impegnato su due fronti: dare avvio alla propria vita sessuale e, nel contempo,  dare una regolata a quella dei suoi genitori. Ai suoi occhi, i loro problemi matrimoniali fanno parte dei misteri della  vita, che fanno paura e che, per questo, vanno sconfitti con ogni mezzo. La sua innocenza si riveste allora di una lucida determinazione, che non conosce la malizia, ed usa il sotterfugio con la spensieratezza che contraddistingue le marachelle dei figli ribelli e degli alunni indisciplinati. Oliver guarda alle persone ed alle situazioni con curiosità ed attenzione, ne coglie i dettagli ed agisce di conseguenza, cercando la via più breve e sicura per raggiungere lo scopo. Le sue iniziative rispondono al principio della semplicità, che rifiuta le sfumature, l’ambiguità, l’articolazione del dubbio ed applica alla realtà il registro estetico della favola kitsch. Crescere è difficile, ma è un compito che, in mancanza d’altro, si può affrontare con l’arma tipicamente infantile della fantasia. Attraverso il filtro dell’ingenuità le vicissitudini dei grandi appaiono come enigmi tragicomici: l’intero racconto, che sembra strappato alle pagine di un diario adolescenziale, è pervaso di una sorta di humor nero dell’alienazione, in cui prendere distacco dagli eventi e vedersi dal di fuori è una forma virtuale di fuga da un mondo incomprensibile. Oliver si immagina morto, al’inizio e alla fine del film, e questi sono gli atti estremi di un esperimento che lo vede come un osservatore esterno, indotto ad estraniarsi dal suo campo di esplorazione anche e soprattutto dall’impossibilità di riconoscersi nei  suoi personaggi e nei suoi fenomeni. Non potersi specchiare nel prossimo è il primo ostacolo alla costruzione della propria identità; vedere sempre se e solo l’altro da sé è una condizione logorante, che porta a dimenticare la propria felicità nel tentativo di raddrizzare l’immagine del mondo.  La sua potenziale fidanzata Jordana Bevan, e il guru Graham Purvis, sospetto amante della madre, sono, per Oliver, individui sfuggenti, che rappresentano altrettanti punti d’arresto del suo percorso di ricerca: sono tasselli anomali da inserire nel complesso rompicapo della vita, in modo da creare una storia da cui imparare qualcosa. I suoi sogni ad occhi aperti sono le proiezioni del suo desiderio di capire, della speranza che i conti tornino e che ogni cosa, nel bene e nel male, sia come egli razionalmente se lo aspetta. Il suo pensiero acerbo ha un’inattesa tendenza all’organizzazione, alla programmazione e alla speculazione logica, come dimostrano, ad esempio, la rigorosa suddivisione tematica del suo racconto, e il suo approccio metodico all’ipotesi della propria morte. La crisi si intreccia con l’indagine, in un film in cui ogni esperienza è la tappa di un itinerario di scoperta, ed ogni interrogativo una nuova sfida a cui dedicare un timoroso, ma appassionato impegno.

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