Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Contattato tramite Maria De Filippi, un maestro di musica toscano viene a conoscenza di avere una sorella adottiva che viene dal Brasile. Stop. La trama si ferma qui. Trattandosi di un film di Leonardo Pieraccioni il resto lo si intuisce: la straniera è buona e bella e alla fine, nonostante tutto, finisce per maritarsi con il nostro italiano-medio, che si staglia sullo sfondo in cui coesistono figuri di varia umanità (il cornuto fotosensibile, il direttore d’orchestra pomicione, l’artista cleptomane). Nemmeno la formula del “Pieraccioni 2.0”, che riprende il vecchio refrain di stampo partenopeo “Isso, essa e o’ malamente”, riesce a sdoganare l’autore toscano dal riproporre sempre i medesimi meccanismi, oramai stantii, quasi in fase di marcescenza avanzata. Tanti i cliché da cui si riconosce la mano di Pieraccioni (conferma della teoria per cui a volte “riconoscibile” non vuol dire “dalla poetica ben delineata”, bensì “incapace di variare”): su tutti si erge la solita, monocorde voce fuori campo da primo della classe ed il finale stucchevolmente e pervicacemente perfetto che nemmeno una fiaba Disney…
Qualche sorriso, alcune insospettabili parolacce e una nutrita dose di ovvietà.
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