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Il mio angolo di Paradiso

Regia di Nicole Kassell vedi scheda film

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La recensione su Il mio angolo di Paradiso

di supadany
4 stelle

Pellicola che mescola una storia d’amore e di malattia, ma il racconto, che alterna i vari frangenti con estrema nonchalance, raramente trova momenti realmente toccanti e/o emozionanti, anzi in alcuni casi precipita nel kitsch più bieco e con piena volontà.

Marley (Kate Hudson) salta da un uomo all’altro, ha successo nella vita lavorativa e si diverte tutte le sere con la sua migliore amica (Lucy Punch), almeno fino a quando non scopre di avere un cancro.

Così conoscerà anche un dottore (Gael Garcia Bernal) con il quale proverà inedite emozioni, mentre, durante un’anestesia, farà pure due chiacchiere rivelatrici con Dio avente le sembianze di Whoopi Goldberg.

Un mezzo pasticcio, che offre certo un buon numero di eventi toccanti (d’altronde abbiamo amore, sesso, malattia, amicizia, legami famigliari e nuove vite in arrivo), ma senza riuscire quasi mai a risultare sincero e profondo come la situazione richiederebbe, per quanto in certi momenti si faccia fatica a trattenere una lacrimuccia.

Il racconto offre parecchi momenti precotti, che aumentano col passare dei minuti, nei quali manca quasi sempre una vera enfasi e pure il cast, assolutamente variegato e teoricamente valido, annaspa (su tutti uno spaesato quanto impacciato Gael Garcia Bernal) in un sali e scendi (ma sono numericamente molto maggiori le discese) senza che vi sia una fase prolungata realmente convincente.

Il film ha comunque il merito di non cercare soluzioni miracolose, ma allo stesso tempo il finale è una sorta di inesorabile colpo di grazia, coerente con quanto premesso con largo anticipo dalla protagonista, ma allo stesso tempo pacchiano e ostentato, assolutamente non credibile, troppo colorato e festoso.

Insomma “A little bit of heaven” è una pellicola mal amalgamata, che cerca anche vie rischiose senza cognizione di causa (vedasi per esempio il contatto con l’adilà, sorta di pietra tombale per tantissimi film) e che per la veste estetica non si discosta poi più di tanto da un format televisivo (per quanto non di bassissima lega), in grado ovviamente di offrire delle emozioni, ma più per i temi trattati che per i metodi con i quali li affronta.

Pretestuoso. 

Su Nicole Kassell

Sembra sentire la necessità di farsi notare e finisce inevitabilmente con l'eccedere senza trovare un "felice" equilibrio tra le varie componenti della storia.

Su Kate Hudson

Più a suo agio quando "vince" la leggerezza, piuttosto che quando a dominare la scena è la componente drammatica.
Appena sufficiente.

Su Peter Dinklage

Compare in un spezzone leggero che non aggiunge molto, ma lui offre pur sempre qualcosa di meno omologato e più sincero.
Sufficiente.

Su Kathy Bates

Un "mostro" sacro come lei avrebbe meritato una vetrina migliore.

Su Gael García Bernal

Il peggiore del cast, assolutamente spaesato e praticamente mai naturale.
Irriconoscibile.

Su Lucy Punch

Nel ruolo della migliore amica, di lavoro e di scorribande, della protagonista.
Simpatica e genuina.

Su Whoopi Goldberg

Sempre un problema confrontarsi con l'ultraterreno, soprattutto quando il film scricchiola spesso e volentieri.
Comunque mi ha fatto piacere rivederla in un film, anche se quest'ultimo non le rende giustizia.
Sufficiente (di stima).

Su Rosemarie DeWitt

Donna naturale (è la sorella della protagonista), piuttosto espressiva e immedesimata nella situazione.
Il film non si appoggia quasi mai su di lei ed è un peccato.

Su Treat Williams

Ruolo deficitario, che andava preso con le pinze, ed invece viene lasciato al suo destino.
Lui paga pegno inevitabilmente, ma finisce col risultare pure pareacchio bolso.

Su Steven Weber

Parte risicata.

Su Romany Malco

Nei panni dell'amico vicino di casa della protagonista.
Spontaneo.

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