Regia di Don Siegel vedi scheda film
E' un interessante giallo all'inglese, sia nel senso dell'ambientazione che della struttura. Siamo infatti in una buia e nebbiosa Londra di fine Ottocento, dove anche le case sono piene di ombre, e piuttosto infide. Pure i personaggi conservano un fondo minore o maggiore di ambiguità, che gioca a favore dell'impenetrabilità del mistero e della soluzione del giallo. Bisogna anche rilevare che la pellicola riflette su tematiche elevate e mai risolte completamente, come la fallibilità della giustizia umana. Se sbagliare ogni tanto giudizio è inevitabile proprio perché l'errore è connesso alla natura umana, il problema diviene molto più grosso quando ne consegue una condanna a morte; da questa non si può tornare indietro, anche se un istante dopo si scopre un clamoroso errore giudiziario. Tuttavia lo sbagliare non è proprio tollerabile quando è dovuto a supponenza e superbia da parte di chi indaga. La presunzione di aver "capito tutto" e la fretta di arrivare a una soluzione per incassare un successo mondano sono la via più sicura per prendersi una solenne cantonata. Il film sembra sostenere che non bisognerebbe mai condannare una persona solo tramite indizi, e non prove.
Da segnalare sono l'interpretazione di Sidney Greenstreet, come sempre flemmatico e misterioso, e di Peter Lorre, che fa con successo la sua parte di viscido e suadente. Un ruolo non secondario è giocato dalla fotografia scura, che valorizza l'ambientazione buia e nebbiosa, e che raggiunge momenti molto suggestivi creando un'atmosfera quasi horror (come quando viene dissoterrata la bara). La regia è di tutto rispetto, e offre anche buone idee come il mostrare una semplice candela consumata per far capire tutta una serie di cose utili alla soluzione del mistero. Ah già, a dirigere è il novellino sconosciuto Don Siegel.
PS
Il mistero non è solo la soluzione del giallo, ma anche perché questo bel film non si vede mai sulla TV italiana.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta