Regia di Stephen Sommers vedi scheda film
Odd Thomas vede la gente morta, che gli suggerisce come incastrare i colpevoli. Ma vede anche i bodach, spiriti premonitori (dalla mitologia scozzese) che si aggirano nei pressi di una catastrofe imminente. Muovendosi tra la rappresentazione horror/fantasy - con effetti speciali in ritardo di due decenni - e la confezione narrativa da teen movie, Sommers torna dietro la macchina da presa e ci ricorda di essere il regista di La mummia e Van Helsing. Adattando il primo dei romanzi (datato 2003) dedicati a Odd Thomas da Dean Koontz, imbastisce un prodotto debitore tanto di Heroes quanto di Smallville, con la centralità affibbiata al “caso” dell’episodio e una serie di relazioni tra protagonista e comprimari stereotipati (la ragazza del destino, l’amico poliziotto, la biondissima spasimante) ad aprire alla possibilità di una saga. C’è solo un problema (tra i tanti): le puntate di Smallville e Heroes durano 40 minuti scarsi, mentre qui si supera l’ora e mezza tra ripetizioni drammaturgiche, colpi di scena annunciati, incoerenze di messa in scena (perché, nel finale, Odd può “toccare” lo spirito di un defunto, mentre per tutto il film è continuamente ribadita l’immaterialità dei suddetti spiriti?) e vetuste grammatiche supereroico/action espletate tra lotte al ralenti alternate a scorrimenti rapidi, freeze frame ed esplosioni digitali da videogioco anni 90. Un fondo di magazzino in piena regola, buono solo per riempire una magra estate distributiva.
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