Regia di James McTeigue vedi scheda film
Noioso e privo di personalità, The Raven non rappresenta certo un ritratto meritevole di Poe, finendo invece per alterare malamente un tipo di narrazione gotica qui inserita in un contesto poco significativo...
Baltimora: verso metà del 1800 un feroce serial killer sta compiendo orrendi delitti mettendo in scena (stile copycat) fantasie mortali narrate dall'alcolizzato scrittore in decadenza Edgar Allan Poe. Dopo un omicidio, compiuto in stanza chiusa, ispirato da I delitti della via Morgue e un altro suggerito da Il pozzo e il pendolo, la polizia si rivolge allo scrittore sperando di riuscire a identificare motivazioni e identità del killer...
Il cinema è fatto di corsi e ricorsi, narrativi più che storici. Dario Argento ha più volte descritto la sua simpatia per lo scrittore di Baltimora al quale, nel bene e nel male, ha pure dedicato un episodio del doppio film (girato a quattro mani con George Romero) Due occhi diabolici, partendo dal Il gatto nero per inserire poi all'interno del mediometraggio assai più cose. Ma che c'entra Argento con The Raven? C'entra e parecchio anche, non solo per la messa in scena del pendolo in entrambi i film (e Argento batte McTeigue 5 a 1), ma perché qui ritroviamo lo script di Tenebre ambientato però nel XIX Secolo. Abbiamo uno scrittore di noir al quale un serial killer dedica i delitti che, fantasiosamente, vengono pubblicati su un giornale locale.
Ma anche in questo, ovvero nel confronto con quel gioiello che è Tenebre, The Raven sparisce.
A dimostrazione che un budget cospicuo, buoni attori e pure un valido regista (che V per Vendetta non è poca cosa) non sono sufficienti a garantire il risultato. Qui il difetto maggiore è dato da una sceneggiatura che vuole prendere un po' ovunque e, malamente, anche dalla realtà (immaginando perché Poe viene trovato in fin di vita su una panchina) e da un attore (Cusack) che con il celebre scrittore sta come i cavoli a merenda...
Qualcuno cita un finale memorabile che, in realtà, è quanto di più prevedibile e inutile si possa immaginare. Certo, non si discute la qualità della ricostruzione storica (ottime le location tra Budapest e Serbia) e neppure la bella fotografia ma questo, visto il risultato finale, va a discapito di un film che non fila e che, visto una volta, verrà archiviato, molto probabilmente, tra le pellicole più sonnifere di sempre!
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