Regia di James McTeigue vedi scheda film
A Baltimora un killer uccide replicando le dinamiche descritte da Edgar Allan Poe nelle sue opere. Il letterato (Cusack) e un detective (Evans) si mettono sulle sue tracce. Ed è così che, dopo aver brutalizzato le opere di Wilde e Conan Doyle, il cinema si spinge oltre con il padre dei Racconti del terrore. James McTeigue - in cerca di conferme dopo l’incoraggiante V per Vendetta e il deludente Ninja Assassin - manca il bersaglio, mettendo in scena un guazzabuglio informe di generi nello smaccato tentativo di accontentare tutti. Un colpo al cerchio del torture e dell’horror nell’incipit, con il supplizio del pendolo filmato senza veli; uno alla botte del fantasy nell’impianto grafico e sonoro; un’altra bottarella al cerchio del giallo nella scricchiolante sceneggiatura dell’indagine; due mazzate alle botti del thriller e dell’action, arrancando alla ri- cerca di suspense e ritmo per ridestare lo spettatore dalla verbosità dilagante. Senza farsi mancare lo humour, accennato dalle battute di un Allan Poe ridotto ad “Allan Pop”, volgare anfitrione ubriaco di uno spettacolo di mera forma. E il gotico? Rivolgetevi altrove: non possono bastare una sepolta viva, un pipistrello e qualche inquadratura prospettica per rinverdire i fasti di Roger Corman. E quando John Cusack - mai così fuori parte - chiede se «l’arricchimento artistico dei lettori non conta niente?», viene voglia di porre la stessa domanda a McTeigue sui suoi spettatori. C
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