Regia di James McTeigue vedi scheda film
Non nascondo una certa soddisfazione, quando accade. Intendo il restare compiaciuti di un film, nei confronti del quale non si nutriva certo la più rosea aspettativa. Seguendo il mio istinto, e dunque fidandomi più di quel flebile barlume di giudizi positivi che dell'accecante fulgore delle ardenti stroncature, posso dire di aver stavolta indovinato la scelta per me più saggia e giusta. Ovvero vederlo.
L'opera è una versione romanzata degli ultimi giorni di vita di Edgar Allan Poe e il titolo si riferisce, appunto, all'omonima poesia (The Raven, vale a dire Il corvo) di quest'ultimo. Non ho idea di che andasse cercando la maggior parte di coloro i quali reputano infine pessimo il risultato qui conseguito. Chissà di quale capolavoro si era in attesa. Perché invece io, nella mia ingenuità, vi ho riscontrato precisamente il genere cui mi ero immaginato esso appartenesse, in una realizzazione dalla bontà tale e sufficiente a garantire di superare i miei presagi (o migliori auspici) e riuscire così a sorprendermi in positivo. Nulla di eccezionale, per carità. Solo, si dimostra in grado di mantenere le promesse (i delusi si erano probabilmente auto-ingannati).
Non si tratta di un gotico e men che meno di un horror. Più propriamente, si può definire un thriller appartenente alla sotto-categoria del giallo, di quelli come piacciono a me. Incluso ovviamente l'appagamento nell'individuare il colpevole prima del tempo. Il tutto è ulteriormente speziato e impreziosito dall'avvolgente suggestione creata dall'atmosfera, ottenuta in maniera semplice ed efficace, nel sano e oculato incontro fra le ambientazioni visiva (luoghi, colori, scene e personaggi) e acustica (suoni e musiche). Una menzione particolare, in questo senso, merita l'incisivo contributo della composizione per la original soundtrack.
La storia ha un discreto successo nell'offrire un intreccio di eventi intriganti, vuoi per il fascino del clima tetro e il generale senso del mistero, vuoi per il costante ricorso a indizi ed elementi tipici dei polizieschi. Senza disdegnare un paio di occasioni per alcune battute affatto pretestuose o fuori luogo, che sapranno anzi strappare un sincero sorriso sulle labbra.
In fin dei conti, allora, nonostante non si tratti di un portento, secondo il mio modesto parere esso merita di essere considerato il frutto di un onesto lavoro e, come tale, può essere consigliato. Specialmente è adatto a periodi come quello attuale, raccomandato nelle fredde serate autunno-invernali, come infatti è la Vigilia di Ognissanti.
Baltimora, 1849. Una madre e sua figlia vengono ritrovate brutalmente ammazzate. L'ispettore Emmet Fields scopre che il delitto assomiglia a uno pubblicato sul giornale locale, parte di una serie di racconti dell'emergente ed emarginato Edgar Allan Poe. Ma proprio mentre quest'ultimo è interrogato dalla polizia, viene commesso un altro raccapricciante omicidio, ispirato anch'esso a una sua famosa opera. Rendendosi conto che un pazzo assassino è a piede libero, Fields chiede l'aiuto dello scrittore per fermarlo.
Per nulla malvagio è il professionale lavoro di Lucas Vidal, in un comparto di musiche che ben sanno rilevare il giusto carattere e le tonalità proprie di ciascun momento. Un sottofondo di ricercata potenza ed espressività.
Perché non dovrebbe essere possibile apprezzare pellicole che si accontentano di una dimensione discreta?
Si avvantaggia dei cliché del genere. Ma non per questo abdica al suo ruolo, imprimendo anzi il suo gusto personale.
Per me realizza quanto gli è espressamente richiesto, entrando con convinzione nello stato di Edgar Allan Poe.
Emily Hamilton, la non indifferente presenza femminile, capace di farsi ricordare non solo per la bellezza.
Assume l'autorevolezza adatta allo scopo d'interpretare l'ispettore Emmett Fields. Tentativo promosso!
A suo agio nei ruoli di secondo piano, colpisce l'attenzione nei panni del Colonnello Hamilton.
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