Regia di Andrew Dominik vedi scheda film
VOTO 6,5 Dominik punta ancora l'immaginario USA per distruggerlo di fronte alla fine dell'American Dream, ma questa volta rimane troppo programmatico per emozionare fino in fondo.
Dopo 'Jesse James' Dominik torna sulla smitizzazione degli USA e lo fa percorrendo il genere più pessimista e disincantato del cinema: il noir/gangster movie. Tarantino con il suo pulp 'sudicio' e l'intimismo mafioso scorsesiano si incontrano in questo ennesimo step fine-America. Il risultato è altalenante ma comunque degno d'interesse. Interesse perché il regista punta alto incorniciando l'azione criminale in piena campagna presidenziale 2008 opponendola alla retorica politica. Però se Cogan cala, cala proprio di fronte a questo bersaglio (il bersaglio più ghiotto!) cercando di allargare la visione per andare oltre, mostrando una programmaticità troppo artificiale che offusca il messaggio autoriale.
-Io vivo in America, in America tu sei solo, l'America non è una nazione è soltanto affari. E adesso paga!
Il cerchio si chiude con estrema semplicità (troppa...) su questo discorso di Cogan/Pitt come semplice e didascalico è uno sballo di eroina accompagnato da 'Heroin' dei Velvet Underground o un giro di dollari sul classico Motown di Barret Strong, 'Money'... Un pochino prevedibile, no?
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