Regia di Andrew Dominik vedi scheda film
Uno dei pochi aspetti degni di nota nella nuova collaborazione tra Pitt e Dominik è l'ossessiva e sfrontata presenza in scena dei messaggi lanciati alla nazione da presidenti, ex presidenti e candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Manifesti, schermi televisivi e stazioni radiofoniche passano, in sfacciata contrapposizione con la storia e i fatti raccontati, le altisonanti parole indirizzate alla nazione da parte dei suoi governanti, impegnati a coltivare l'illusione di una nazione, di un popolo, unito e coeso nelle difficoltà del presente, i famigerati anni della crisi. Crisi che colpisce, al momento di una rapina al tavolo di gioco sbagliato, anche la mala. Anzi: una delle varie male di cui è costellata la società USA, neanche fosse il far west, un'immensa periferia dismessa e abbandonata a se stessa dove vivacchiano come zombie scalzacani, parassiti, tossici e delinquenti. C'è tutto il campionario nerissimo del gangstermovie (pestaggi su coomissione, esecuzioni sommarie, prostituzione, droga), condito però dalla totale mancanza di ritmo, enfasi, spettacolarità alcuna (eccezion fatta per unse notevole sequenza balistica). Solo disillusione e gestione dei malaffari nemmeno fossimo in una società a rischio limitato. Dialoghi infiniti di rara volgarità e un senso di rassegnazione e inutilità diffuso. Più deprimente di una brutta partita di calcio in un mercoledì sera invernale di pioggia e digiuno. Si salvano gli attori (Gandolfini magnifico e doppiato altrettanto bene) e la bella colonna sonora.
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