Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
“Verità e coraggio dovrebbero essere le stelle che guidano il cammino di un uomo … ora soldi e petrolio governano il mondo”
“Un uomo cieco che si inginocchia di fronte a Dio è più felice di uno avido che ha la vista”.
Diverse frasi altisonanti riecheggiano lungo il corso di quest’opera di Jean-Jaques Annaud, tratta dal romanzo “La sete nera”, che riesce ad abbinare una visione in stile kolossal all’epica delle gesta di figure forti ed a una lezione di vita che pur ambientata poco meno di un secolo fa nelle terre arabe presenta richiami universali che si prestano facilmente ad essere rilette, e quindi pertinenti, anche ai giorni nostri.
Dopo anni di pace con la scoperta del petrolio i regni confinanti retti dagli emiri Nassib (Antonio Banderas) e Amar (Mark Strong) tornano in rotta di collisione.
Da una parte il primo è già stato contagiato dal progresso e dalla ricchezza che l’oro nero porta con se, dall’altra il secondo è assai più conservatore e crede solo nei valori che da sempre custodisce.
In mezzo emerge la figura del principe Auda (Tahar Rahim), figlio di Amar e fin da tenera età cresciuto da Nassib come condizione per mantenere una pace forzata, fresco sposo della principessa Lallah (Freida Pinto) e che dall’alto degli anni passati a coltivare la conoscenza tramite la lettura cerca di mediare le due distanti posizioni non senza che il sangue possa scorrere lungo le dune del deserto.
Pellicola affascinante, un affresco che vanta una visione in grande senza che quest’ultima sia priva di concetti che mescolano diverse visioni del mondo e degli ideali che lo caratterizzano.
La tradizione messa in opposizione al progresso, una rigida visione delle leggi sacre (nella fattispecie il Corano) opposta ad una ragionevolezza più attinente alle stesse (un problema che oggi più di ieri è chiave di scontri idiomatici senza confini), il valore dell’etica contrapposto ad un’influenza smodata della ricchezza, amore sincero contro quello di comodo, sono tutti scontri tra punti di vista assai distanti che solcano buona parte del film che in questo modo si fa ricco di tratti salienti significativi.
Così anche i personaggi chiave sono scolpiti nella roccia, anche grazie ad interpreti in forma, tra un Nassib presto schiavo della ricchezza che ha appena incontrato (“Esiste una maledizione più grande dell’essere un Re povero?”) e che d’altro canto vorrebbe condividere in pace i frutti della terra, un Amar fermo sulle promesse di un tempo e soprattutto Auda, l’ago della bilancia, il nuovo più equilibrato che, prendendo il meglio da ambo le parti, avanza e che oltre a imparare a combattere fa della saggezza un valore acquisito (“Nel sacro Corano la parola pace è menzionata due volte più spesso della parola guerra”).
Film dunque ricco di tematiche e valido anche dal punto di vista del respiro avventuroso, segnato da un contrappunto musicale in grado di sottolineare i vari passaggi (colonna sonora firmata da James Horner) che veleggia coinvolgendo lo spettatore e che perde qualche colpo solo lungo un finale che dopo un andamento adeguato appare improvvisamente fin troppo risoluto.
Una buona regia in grado di abbinare un profilo avventuroso ad uno sviluppo equilibrato di diverse tematiche.
Avrebbe meritato un riscontro decisamente maggiore di quanto nei fatti non sia avvenuto.
Uno dei suoi ruoli migliori in carriera, sviluppato bene sulla carta e trasportato da lui in carne ed ossa con sfaccettature anche insospettabili (per lui ormai testimonial del "Mulino Bianco").
Ha spesso uno sguardo ambiguo che si abbina assai bene alla situazione.
Bravo.
Per una volta non si ritrova nei panni del cattivo e si dimostra serio e rigoroso.
Interpretazione puntigliosa.
Ancora più bella e sensuale del solito, non ha molto spazio a disposizione, ma lo sfrutta tutto al meglio.
Una gemma.
Come ne "Il profeta" lungo il corso del film il suo personaggio ha una maturazione importante, da bibliotecario (esperienza comunque fondamentale per dar peso all'uomo) a condottiero inaspettato.
Spesso sollecitato offre una prova convincente.
Più che discreto.
Chiamato ad andare spesso sopra le righe vi riesce con immediatezza.
Discreto.
Bellezza, chiamata nel film ad essere selvaggia e libera.
All'altezza.
Nei panni dell'emissario delle compagnie petrolifere occidentali.
Sufficiente.
Ruolo di secondo piano, ma tratteggiato con pacatezza ed aderenza.
Più che sufficiente.
Sufficiente.
Sufficiente.
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