Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Lawrence d'Arabia che incontra il Profeta. Immagine intrigante e purtroppo fuorviante. In realtà l'ultimo lavoro di Annaud è appena passabile, niente di più. Un'opera ambiziosa, faraonica - come suo solito - ed altrettanto debole ed imperfetta. Un'epopea araba fra sceicchi in lotta, intolleranze ancestrali, integralismo religioso ed inarrestabile avidità. La scoperta dell'oro nero ed una guerra fratricida per poterne sfruttare le illimitate potenzialità. Un déjà vu per Tahar Rahim che qui, come nel suo ruolo più celebre, si trova alle prese con un personaggio che evolve per brutale necessità. Film di sontuose sequenze in esterna, suggestive e snervanti come la traversata della Striscia Gialla. Annaud dilata i tempi, indugia sui primi piani, si perde in soluzioni narrative di dubbia credibilità perdendo così il senso del ritmo che anche sugli scontri finali risulta essere piuttosto blando. Nonostante la lentezza e diversi momenti improbabili (la sveltina in limousine, la morte apparente del principe e l'acqua dolce in mare aperto) rimangono il fascino (im)mortale dell'ambientazione mediorientale, il suggestivo uso di mezzi e di comparse (animali e non) e la funzionale prova di un cast tutto sommato credibile, Banderas e Strong compresi. Freida Pinto, ahimé, continua ad essere bellissima ed inutile.
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